Una vita al limite
Data: 04/01/2019,
Categorie:
pulp,
Autore: Lucido De Lirio
... se il Padrone avesse esagerato con le torture e fatto al tuo corpo più di quanto potesse sopportare, tu lo avresti lasciato fare? A: - Io l’ho lasciato fare. Mi hai mai vista usare la parola o il gesto di sicurezza? Quelli con cui fai capire al Padrone che non resisti oltre? T: - No. Che io mi ricordi, mai … A: - Ho gridato, pianto, implorato per il dolore e la disperazione, ma mai ho usato il segnale per dirgli di smettere. Quando si fermava era solo per … lo ricordi? T: - Sì, si fermava solo quando svenivi dal dolore. A: - Ecco la risposta. T: - In pratica lasciavi torturare il tuo corpo senza intervenire fino a svenire? A: - Ero e sono convinta fosse giusto così. E poi, anche se da parte mia ero consapevole di aver ceduto al Padrone qualunque diritto sul mio corpo, sapevo sempre che da parte sua c’era comunque un limite che non avrebbe superato. E qui torniamo al discorso: anche se io so di essere veramente schiava, il Padrone invece sa di recitare un ruolo ed è convinto che io stia facendo altrettanto. Su queste basi è tutto falsato. La schiavitù vera, invece, è ben altro: chi ti ha comprata sa altrettanto quanto te di essere il vero proprietario di una vera schiava, che considera non un essere umano, ma una cosa insignificante. Una bestia cui chiunque, perché lì non hai un Padrone, sei proprietà di tutti, chiunque può fare ciò che vuole, che viene lasciata vivere finché è utile o finché non dà fastidio o finché a qualcuno non va di esercitarsi a picchiare o giocare al ...
... tiro al bersaglio … T: - Quindi … nonostante questi rischi … sei sicura di quello che fai? A: - Sì, ormai ho capito chi sono e cosa devo fare. T: - Decisione irrevocabile? A: - Ho già fatto il biglietto e sono venuta a salutarti. T: - Sola andata? A: - Sola andata, certo. Per sempre. T: - Tornerai nello stesso villaggio? A: - No, sicuramente no. Per vari motivi: uno è che non ha senso riportare una schiava dove l’hai già venduta e poi ricomprata, un altro è che la tribù cui ero stata venduta è tra quelle meno crudeli, quelle dove vendono le schiave col biglietto di ritorno. Per le altre ci sono tribù più selvagge e cattive. T: - Peggio di quello che mi hai raccontato? …cosa può esserci di peggio? A: - Di preciso non lo so, sono solo racconti dei corrieri, nessuna schiava è mai tornata. T: - Ma allora davvero rischi di essere uccisa … A: - No, io non parto certo con questa idea; è molto probabile, lo so, ma cercherò di resistere più a lungo possibile, comportandomi da schiava utile e sottomessa, eviterò di contrariare chiunque, e quando comunque mi picchieranno chinerò il capo e subirò le botte in silenzio. So che mi potranno uccidere come e quando vorranno e lo accetto. T: - E se capiterai dai cannibali? A: - Ci ho pensato, sai. La probabilità c’è. In tal caso cercherò comunque di sopravvivere più a lungo possibile. Poi dopo … sai, mi sono detta che, anche se una volta morta non cambia niente, sarò più contenta sapendo che mi mangeranno degli uomini piuttosto che i piranha. T: ...