Aiutare un amico
Data: 21/01/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: nh-paul
... roba?”
“Non lo so… Beh… ad essere sincero, quando l’ho vista la prima volta ed io ero già arrapato, mi ha fatto arrapare ancora di più, ma solo la prima parte! Questo è certo… e… insomma volevo provare… cioè che lei mi facesse… anche se credo che a farlo non mi sarebbe piaciuto. Boh! Non lo so… non lo so proprio! Non l’ho fatto…” e allargò le braccia a mostrare tutta la propria incapacità a capire.
Era stata davvero una fortuna mettere le mani su quella cassetta: Piero guardava la scena come se non ci fosse dentro lui stesso. Era come imbambolato. Fece correre gli occhi dal suo amico, attorno nella camera, fino a fissarli su una poltrona che era là con due bei braccioli imbottiti, poi tornò a Carlo che indossava i jeans.
Coraggio. Ci voleva coraggio e Piero si disse che quello era il momento che aspettava da molti anni. S’alzò.
“Vieni qua!” ordinò.
“Perché?”
“Vieni, ho detto!”
E Carlo, come ipnotizzato, si mosse verso di lui.
“Adesso lo facciamo noi due… vuoi?”
“Eh?”
E già Piero gli aveva slacciato la cintura, l’aveva sfilata dai passanti dei jeans. Era una cintura di cuoio, molto simile a quella del film.
Nella camera, anche perché era già notte, c’era il massimo silenzio. Gli unici rumori erano quelli prodotti dai loro movimenti.
Con gentilezza lo portò verso la poltrona, lo fece chinare e solo allora gli sbottonò i pantaloni, che non caddero come quelli del film, ma li dovette accompagnare giù con le mani, accarezzandogli le gambe ...
... forti e muscolose. Scoprì che aveva le mutande, dei boxer, e abbassò anche quelli, anche se a quel punto non era più certo di ciò che stava facendo, ma Carlo pareva ipnotizzato.
Il sedere vigoroso, rotondo appariva e spariva sotto il lembo della T-shirt.
‘Perché no?’ si chiese Piero nella sua lucida follia e gliel'alzò sulle spalle, tanto da potersi godere, completo, il panorama del dorso e del didietro, delle gambe del suo innamorato.
Esitò a guardarlo, chiedendosi se non fosse stato già abbastanza audace. Se non avesse già detto e fatto più di quello che avesse mai sognato, quando gli occhi gli caddero sul pene eretto di Carlo, schiacciato contro la pancia, per la posizione prona che aveva.
Gli si annebbiò la vista e quando riaprì gli occhi sul sedere di Carlo c’era una striscia rossa trasversale, larga esattamente quanto la cintura che teneva in mano. E Carlo aveva appena gridato per il dolore, ma non si era mosso, non gli era saltato addosso per togliergli la cinghia di mano, non l’aveva ancora ucciso, deriso, cacciato di casa. Se ne stava là, con le braccia sui braccioli della poltrona, movendo impercettibilmente le gambe per assorbire il dolore e per prepararsi al prossimo colpo.
Che lui sferrò con la stessa forza. Dicendo mentalmente: “Perdonami, Carlo!”
Ma non fiatando per paura di rompere quell’incantesimo che lo stava portando chissà dove.
Lo colpì ancora e ancora. Si fermò solo quando i segni sul sedere del compagno cominciarono a confondersi. E ...