Zadri
Data: 29/01/2019,
Categorie:
Etero
Autore: CarTr
... che, mentre la penetravo con l’indice e il medio, col pollice le solleticavo il clitoride.
Più si faceva buio più le nostre carezze si facevano intime e profonde e quando ormai il sole era completamente tramontato ci spogliammo sotto i raggi flebili della luna… mi sembrò una fata in quei momenti… sentivo in me un desiderio fortissimo che mi attraeva a lei senza nessuna possibilità di resistere.
Quando fummo finalmente nudi cercai subito un contatto fisico con lei, inginocchiati sulla sabbia la abbraccia da dietro baciandole il collo e mordicchiandole le orecchie mentre le facevo sentire il pene, sempre più caldo e gonfio, sulle natiche; lei gradiva dandolo ad intendere con leggere spinte all’indietro del bacino quasi a sollecitare il contatto mentre io facevo correre sul suo collo la mia bocca con incontenibile avidità, provocandole ripetuti sospiri che si disperdevano nella semi oscurità.
Mentre con una mano sul seno e una sul fianco nel contempo le leccavo un orecchio le sussurrai di nuovo la fatidica frase che, dietro ad un pc, aveva fatto nascere tutto:
“ che ne diresti semi sdraiassi sulle tue natiche?”
E lei come allora: “potrebbe essere interessante..”
Con la testa girata all’indietro per guardarmi si accovacciò a quattro zampe, facendo ben attenzione a mantenere la pressione del suo sedere contro il mio inguine.
La visione che mi si presentava era da impazzire: i raggi della luna mostravano una schiena bellissima, solcata al centro, che terminava ...
... con un sedere ancora più bello e desiderabile..e quel sedere spingeva sempre contro di me.
La voglia di possederla da dietro era quasi incontrollabile già solo ripensando a tutte le volte che avevamo fantasticato di questa pratica e come metterla in atto e ovviamente il contatto fisico diretto non poteva che portarmi a muovermi tra le sue natiche alla ricerca del tanto agognato pertugio.
Capii che date le condizioni provarci “a secco” non era una grande idea così, ripreso il controllo, aiutandomi con la mano lo indirizzai verso la sua vagina che,bagnatissima sembrava non aspettare altro. Scivolai dentro in un sol colpo, lentamente ma fino in fondo, incontrando una leggera resistenza delle pareti che, lungi da provocaci dolore, ci provocava scariche elettriche di intenso piacere. Presi così a cavalcarla alla pecorina con lunghe rincorse con le quali prima estraevo quasi completamente l’asta per poi riaffondarla dentro di lei, dapprima piano e poi con sempre maggiore intensità.
Le sue reazioni non si fecero attendere, coordinava i suoi movimenti coi miei e quando spingevo, lei andava all’indietro verso di me per favorire una penetrazione il più profonda possibile. La sua abilità nel cadenzare i movimenti e la mia foga ci pportarono da subito a non riuscire a trattenere i gemiti che presto raggiunsero il livello di veri e propri gridi e ansimi che rimbombavano nella piccola caletta.
Successivamente la circondai con un braccio da sotto la pancia e andando all’indietro ...