Ciao belle tettine
Data: 07/10/2017,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Capezzolone, Fonte: Annunci69
... le fessure. Ha alzato gli occhi, guarda verso di me e sorride, come se mi vedesse. Si sta grattando il petto, anzi ha tra le dita un capezzolo e se lo sta torcendo. Mi stacco tremando dalla finestra. Ma che sciocchezze! Deve essere solo la mia immaginazione. Mi ritiro sotto la doccia, stavolta con le tende chiuse. Non so perché ma mi sento di nuovo eccitato e sotto la carezza dell’acqua mi sparo un'altra sega.
Il pomeriggio seguente vado a fare una passeggiata, a perdermi da solo nei miei pensieri. Ho l’età in cui si possono passare settimane ad autocommiserarsi in una tristezza struggente: sono abbastanza grande da pormi un sacco di domande ma troppo giovane per trovare il coraggio di darmi delle risposte. D’un tratto la mia attenzione è attratta da due ragazzi più o meno della mia età che arrivano correndo. Sono due di quelli che ho visto giocare a calcio il giorno prima. Uno è quello bravo, un moretto dai muscoletti ben definiti, in calzoncini, a torso nudo con i pettorali al vento e i capezzolini rizzati, l’altro –ahimè!- indossa una T-shirt, ma lo riconosco ugualmente: è quello con le poppe villose, che si intravedono chiaramente sotto la stoffa con tanto di capezzoloni rizzati in trasparenza. Stanno facendo jogging. E io li sto fissando in modo a quanto pare inopportuno. Mi guardano.
“Ciao” fa con un’alzata di sopracciglia lo spavaldo, quello con il bel fisichetto.
Io resto un attimo interdetto.
“Ciao” replico meccanicamente come inebetito. Vorrei sorridere, ...
... dire qualcos’altro, socializzare, se solo fossi capace.
Ma intanto mi accorgo che mi hanno già superato e si stanno allontanando. Sento in una nuvola il loro odore. Sono sudati, ma l’impressione non è affatto sgradevole.
Dunque si ricordano di me? Sarò sembrato tanto ridicolo da rimanere impresso? Oppure mi hanno visto come una persona normale ed erano gentili perché volevano fare amicizia? Dopotutto anche uno di loro ha le tette e loro sembrano non farci neppure caso. Mi chiedo addirittura se se ne accorgono. Magari potrei davvero farci amicizia, potrei guardarli da vicino. Chissà come sarebbe conoscere i loro pensieri, le loro fantasie...
Perso tra questi pensieri, sono arrivato lontano da casa, in mezzo a una pineta. Scorgo all’orizzonte le rive di una spiaggia sconosciuta. Inizia a calare il sole: si è fatto tardi. E delle ombre furtive si aggirano tra i cespugli. Uomini. Hanno l’aria minacciosa. Mi fanno paura. O forse è solo la mia immaginazione. Uno sembra puntarmi e venire verso di me. Io fingendo di non vederlo mi allontano. Accelero il passo. Più in fretta, sempre più in fretta. Lo sento ancora dietro di me, ma non ho il coraggio di voltarmi. Mi allontano dal fitto degli alberi, c’è un vialetto sterrato poco più in là. Mi fermo con il fiato corto, più per l’agitazione che per una vera fatica. E poi sento le ruote di una bici. Mi volto e vedo un paio di sise villose che ballano sopra un manubrio.
«Ehi!»
È il signor Gino che mi vede e mi rivolge il suo ...