Ciao belle tettine
Data: 07/10/2017,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Capezzolone, Fonte: Annunci69
... fu un tutt’uno con il comprendere che la mia squadra sarebbero stati i torsi nudi. Cavolo! Non riuscivo a pensarci né a muovermi. I miei compagni -neanche a dirlo- sgusciarono fuori dalle magliette quasi ci fossero stati stretti. I più fighi e pompatelli non vedevano l’ora di farsi vedere. Io restai immobile.
«Te la devi togliere!» mi apostrofò Matteo che giocava vicino a me.
Io mi voltai come inebetito.
«Dai muoviti, Sergio» tuonò il prof. «Che stai a fa’ a metà maggio ancora colla felpa?»
«Dai, te vojo vede’ nudo!» fece Nino scherzoso strattonandomi la felpa.
E così cedetti. Non avevo alternativa. Mi tolsi con movimenti lenti ed impacciati felpa e T-shirt e rimasi così, completamente esposto. Non so se fu una mia impressione, ma davvero sentii tutti gli occhi su di me, anzi su di loro. Le mie tette. Sentii la mia faccia andare a fuoco e un brivido farmi venire la pelle d’oca.
“Anvedi Sergio che zinne!» sghignazzò Piero, il boss, dall’alto del suo fisico statuario.
Rispose un coro di risate.
Ma per fortuna il fischietto del prof. riportò l’attenzione di tutti sul gioco. Quella degli altri almeno. Io non riuscivo a pensare a niente. Non mi ero mai vergognato tanto in vita mia. Non ero mai stato una scheggia, ma adesso non riuscii minimamente a concentrarmi sul gioco. Provavo a correre dietro alla palla e sentivo le mie tettine ballonzollare sotto gli occhi di tutti. E sotto il cuore accelerava. Come facevano gli altri a pensare al pallone? Risoluti, ...
... arrabbiati, feroci. Così spavaldi nella loro fiera nudità. Confuso e inebetito finii travolto da quella mischia di corpi sudati, alcuni più nudi di altri. Uno per scansarmi mi palpò una tetta che ballò nelle sue mani. Mi ritrassi con un violento senso di... solletico? Il prof. vedendo che ero del tutto fuori fase mi fece un cazziatone e mi sbatté in panchina.
Ma non potei rimettermi la maglietta. E fu anche peggio. Seduto, a fissarmi le tettine pendule come me le fissavano gli altri. O almeno così mi sembrava. Come erano diversi i toraci degli altri dal mio. Alcuni magri e quasi incavati, con le ossa in vista, altri larghi e sodi, ma tutti longilinei e compatti. Alcuni avevano già un po’ di peli sul petto. Ad alcuni i capezzoli si vedevano a mala pena, piccoli e chiari quasi quanto il resto della pelle. Altri invece li avevano ben visibili. Alcuni rizzati e duri. Come facevano a fingere di niente mentre tutti glieli guardavano? Eppure vinsero. Piero spadroneggiava indomito, più alto degli altri di mezza testa. Anche i suoi pettorali ballavano, prominenti come i miei, ma i suoi erano tutti muscoli. Il torace di un atleta. E adorava ostentarlo. Lo osservavo spesso mentre se la comandava negli spogliatoi, sempre mezzo ignudo. E magari usciva anche sulla porta a catturare gli sguardi delle donzelle, fingendo di essersi dimenticato di rinfilarsi la maglietta. Uscì esultando dal campo. Uscirono tutti. Mi raggiunsero in panchina. Marco fece il gesto di darmi il cinque. Ma poi ...