1. Il ragazzo più fortunato del mondo (quarta parte)


    Data: 19/02/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Gay De Maupassant

    ... soverchiato e annientato con la sua immensa forza e mascolinità. Ogni fibra del suo corpo era protesa al mio piacere, ogni muscolo pulsava tremando per la mia completa sottomissione e mi rovesciava perché potessi guardarlo mentre mi arpionava col suo cazzo gigantesco. Mi schiacciava affondando tra le mie gambe aperte. -Cazzo, stallone ma come fai? OH DIO, PIETA'! AAAAH, AAAAAAAAAH, SIIIIIIIIIIII'!- Venivo in continuazione, non potevo fermarmi; godevo come una scrofa!! E questo finché non mi afferrava tra le mani e il mio intero corpo diventava una semplice appendice, carne allo sbaraglio, proseguimento della mano con cui si masturbava ed io cedevo, perdendo i sensi come il poeta davanti alla grazia redentrice. Con il mio si perdeva anche lo sguardo di Federico, finalmente libero di venire, padrone assoluto del mio regno più profondo. Prima ho scritto “godevo come una scrofa” per definire la mia estasi, ma temo sia del tutto inesatto, perché non ho mai sentito dire di scrofe svenute dal piacere. Ma è difficile trovare termini di paragone quando si ha a che fare con l’ineffabile. Non si può dire “alto come l’Everest” a 50 km da terra, o “veloce come la luce” viaggiando indietro del tempo. Allo stesso modo sarebbe fuorviante affermare: “godevo come una creatura vivente” facendo l’amore con il mio ragazzo. Ma comunque sia, il tempo di riprendermi e me lo mangiavo di coccole. Ci tenevo tantissimo; erano il mio ringraziamento per quello che aveva appena fatto ed era ...
    ... fondamentale capisse quanto “a fondo” ero soddisfatto del trattamento regale che ogni giorno mi riservava. Così cominciavo sempre velocissimo, dovevo sembrare pazzo. Penso che nei primi trenta secondi potessi dargli non meno di una novantina di baci, sparsi in tutto il corpo e questo lo galvanizzava. Poi rallentavo per godermi il contatto dei suoi muscoli sulle labbra. Federico in quei momenti chiudeva gli occhi e sorrideva mentre si lasciava baciare e, arrivato al viso, mi porgeva la guancia o il mento perché continuassi. Capitava che gli tornasse ancora duro dopo un po’ di questo servizio, non tanto per i baci in sé, ma perché lo facevo con tanta di quella sincera gratitudine che sentiva ogni volta d’aver superato sé stesso. Dopo la terza eiaculazione eravamo abbastanza sicuri di poter passare almeno qualche ora insieme senza correre il rischio di rendere improduttiva la giornata. Purtroppo bisognava mettersi a studiare e questo spiega l’importanza della routine del primo mattino. Così, ci mettevamo al tavolo, Fede posava un piede sopra il mio (il territorio è pur sempre il territorio), ci salutavamo con un sorriso e sprofondavamo sui libri. Non capitò mai che la prima interruzione fosse per il pranzo. Uno dei due a un certo punto cedeva e questo poteva capitare a entrambi. Se ero io, cominciavo a scivolare sotto il tavolo per adorare il suo cazzo con una devozione che sfiorava il fanatismo. Se invece era lui, mi prendeva di peso e mi portava in camera, scaraventandomi sul letto, ...
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