1. Il ragazzo più fortunato del mondo (quarta parte)


    Data: 19/02/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Gay De Maupassant

    ... incurante che fossi a metà di un capoverso. Ma non ricordo di aver mai protestato. Gridato, questo sì. Dopo pranzo: palestra! Federico era inamovibile su questo punto, non la saltammo un solo giorno e francamente, visto l’effetto che gli faceva, non avevo nulla da obiettare. Non ho idea di come riuscisse a caricare quei pesi astronomici, svuotato di testosterone com’era. Io, dopo la nostra "routine” facevo fatica sollevare i pesetti fuxia da 4 kili! Così mi ripromisi un giorno di astinenza per vedere cosa sarebbe stato in grado di fare il mio toro a pieno regime. Il giorno del nostro secondo mesiversario restai a lungo ad osservarmi allo specchio dello spogliatoio. Stavo diventando proprio un gran figo! Non che fossi mai stato da buttare (sarò presuntuoso, però è la verità), bei capelli biondo chiaro, nasino greco, occhioni azzurri, ma adesso cavolo! In due mesi di sesso sfrenato e palestra ero diventato sodissimo! Persino il culetto mi si era alzato e quello era sempre stato il mio pezzo forte. Certo, confronto al mio uomo ero ancora niente e lui si divertiva a farmelo notare. -Com’è sexy la tua panzetta, tesoro.- -PANZETTA?? Ma che dici? Guarda che tartarugone sto facendo!- -Ah sì, scommettiamo? Mettiti seduto.- E mi abbassava forzandomi una mano sulla spalla, così che un paio di rotolini si mangiassero il duro lavoro degli ultimi mesi. ...
    ... -Va beh, ma è normale da seduti!- -Io non direi.- Al che mi si sedeva di fianco, mostrando degli addominali su cui si sarebbe potuta stappare una bottiglia di birra. Solo a fine allenamento ci si separava. Concedendo a sé stessi quella necessaria libertà di cui ogni relazione ha bisogno, ma i miei amici si scocciarono ben presto di sentirmi parlare solo di Federico. E, arrivata la sera, dopo il corso di yoga, le pecore tornavano arrapatissime all’ovile. Di solito a quell’ora lo chiamava la madre: -Ciao ma’, come stai?- Adoravo il modo che aveva di chiederlo; non era la solita domanda retorica, ci teneva davvero a sapere di lei. Mi faceva tanto pensare alla canzone di Hercules: “…perché hai dentro un gran cuore e non solo muscoli!” Così lui usciva dalla stanza ed io cominciavo a vedere un film, ma non riuscii mai ad andare oltre il quarto d’ora iniziale. Il cartellone non dava che la mia sodomizzazione su tutti i canali e a tutte le ore e noi non ci perdemmo una replica. Quindi, consumati d’amore, l’uno negli occhi dell’altro, così vicini da percepire il calore intrecciato delle nostre parole, ci inoltravamo nelle dichiarazioni più stucchevoli e porche di cui noi piccioncini fossimo capaci e ci addormentavamo abbracciati, vinti dall’immensa gioia d’aver vissuto un’altra giornata insieme e nella segreta speranza di potersi sognare. Continua… 
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