1. Il profilo buono della donna sfregiata


    Data: 24/02/2019, Categorie: Sentimentali Autore: Edipo, Fonte: EroticiRacconti

    Una sera come tante altre, forse più inutile del solito. Il cazzeggio prolungato di chi si annoia, di tutto. Le voci e le risate di gente che, qualunque cosa abbia avuto dalla vita, non sa che farsene. A un certo punto, Max, il padrone di casa, tirò fuori una pista di roba che, secondo lui era fantastica, mai provata migliore di così. Tutti estrassero dalle tasche i bancomat e la assaggiarono. Mentre aspettavano l'effetto, Cris guardava foto e ritratti di famiglia, si trovavano nello studio di Max, e la sua attenzione fu attratta da una foto del secolo precedente. Una ragazza di notevole bellezza era seduta davanti al fuoco, una sigaretta tra le dita della mano sinistra, vestita di scuro. I capelli raccolti all'indietro, il naso delicato, rivolto all'insù, lanciava uno sguardo penetrante al fotografo. Del viso, di una bellezza quasi perfetta, si vedeva solo la parte sinistra, essendo la ragazza girata in modo da nascondere la parte destra del suo volto. "Stai guardando Maria Eva?", chiese beffardo Max, mentre ancora raccoglieva le briciole della sua parte di sballo. "Chi era?" Max iniziò a raccontare, con una voce sempre più impastata che, con il trascorrere del tempo, diventava farfugliante. Ecco quello che cercò di dire e che i suoi amici cercarono di capire. La foto risaliva a una settantina di anni prima e l'autore era stato un grande reporter, amico di famiglia. Era un'altra epoca, o meglio, un'epoca in cui le distinzioni di classe erano sfrontate ed evidenti, non ...
    ... subdole o ipocrite come oggi. La famiglia di Max era ricca e sulle origini di quella ricchezza è meglio stendere un velo, sia perché non hanno rilevanza in questa storia, sia perché il tempo perdona, nel giro di un paio di generazioni, eventuali peccati originali. Maria Eva era figli di parenti poveri o comunque non toccati dalla fortuna del ramo principale della stirpe; allora era segno di generosità e potenza accogliere qualcuno di questi parenti poveri alla propria mensa e se si trattava di fanciulle, adibirle al ruolo di dame di compagnia di qualche zia o prozia non più in grado di badare a sé stessa. Così, a diciotto anni, Maria Eva andò a fare compagnia alla bisnonna di Max, che era sua zia o cugina anziana o forse semplicemente madrina. Era una ragazza, come dimostrato dalla foto d'autore, bellissima, di una bellezza non banale e comune ma inquietante. Quei due nomi che le avevano dato alla nascita sembravano fondersi nel suo aspetto esteriore in un misto di peccato e di virtù, di pudore verginale e di desiderio di attenzione, così evidente negli occhi che fissavano a lungo l'interlocutore di turno, fino ad imbarazzarlo. Essendo povera non aveva dote e si parlava del suo destino come di quello di una puledra che si era indecisi se vendere o tenere nella propria stalla. La zia non riteneva necessario che un giorno si sposasse: secondo lei, se uno era povero non c'era motivo che mettesse al mondo altri poveri. Tuttavia, con suo stupore e rincrescimento, cominciarono ad ...
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