L'orfanella
Data: 08/03/2019,
Categorie:
Incesti
Autore: Tara
... a tonalità bassa, che stabilivano la loro approvazione riguardante il mio abbigliamento mancante, la mia completa nudità, e con la pelle ancora grondante di goccioline d’acqua luccicanti come diamanti, alla luce delle lampade led. “ Sei stupenda, Roberta. Quando eri vestita, proprio non avrei immaginato che tu avessi un corpo così bello ! “, disse Akim, con ammirazione. Prima che dicesse altro, mi avvicinai a lui, mi misi in ginocchio, gli abbassai la cerniera dei jeans, infilai le mani dentro lo slip e, senza tirarglielo fuori, iniziai ad accarezzarlo, a massaggiarlo come mi aveva detto Orlando, delicatamente, lentamente, scappellandolo oppure coprendogli la cappella con la stessa sua pelle, avvicinando il mio capo come se volessi scrutare se prendeva calore, o se fosse del calibro giusto per liberarlo della stoffa che lo sacrificava, che non lo lasciava emergere in tutto il suo splendore. Quando poi glielo estrassi in tutta la sua prepotente lunghezza e rotondità, ebbi un briciolo di timore. Quell’ arnese non mi avrebbe penetrata che per un terzo, e se lui avesse continuato a spingere, certo mi avrebbe squarciata , o persino impalata viva, se avesse preteso di entrare per altre vie. La realtà però non scoraggiava la mia voglia di assumere quel ben di Dio, anche se riceverlo sarebbe stato un supplizio, la devastazione consenziente delle vie intime da parte di quel totem sessuale, del montone fattosi uomo che ambiva montare una vacca, proprio come quella che io mi sentivo ...
... di essere nel più profondo di me stessa. “ Capisco che tu sia attratta dal suo membro così duro e generoso, Roberta, ma ricordati che lui non è l’unico maschio presente in questa stanza! ”, mi venne fatto notare da Orlando, già attivo con le mani sul suo membro, come d’altronde lo era anche Claudio, mentre io con la lingua schiaffeggiavo velocemente il glande di Akim, gli percorrevo per intero l’asta con le mie labbra semi socchiuse, fino a lambirgli i testicoli, e poi risalivo per andare a dilatargli il buchino in cima al suo pene, rigido come l’acciaio temperato. Impedita nel parlare dall’ampiezza del virgulto che stavo succhiando, non mi rimase altro da fare che allargare le braccia e raggiungere i loro membri, sostituendo le loro mani con le mie, sicuramente meno allenate, ma infinitamente più morbide e calorose. Questo mio nuovo impegno, mi eccitò a tal punto che non riuscii a contenermi nel chiedere chi di loro desiderava infornarmi subito. Senza esitare, Akim, mi sollevò come se fossi un fuscello, fino a depositarmi sulla sua asta tesa come il sostegno di una bandiera, costringendomi ad incassare una buona dose del suo nodoso augello, che la mia bocca aveva contribuito a rendere mostruosamente temibile. Soltanto allora compresi che la mia vagina era in pericolo di sventramento, e quanto fosse breve il tratto che dalle labbra vaginali giungeva alla parete dell’utero. Il colmo poi lo raggiunsi quando, Claudio, non più soddisfatto del mio maneggiargli il pene, decise di ...