La mia vita da Bull 9: Una madre severa
Data: 11/03/2019,
Categorie:
Tradimenti
Autore: Bull del nord
... seconda pausa e tornai a curiosare nell’ufficio del marito. Aprii un cassetto e li trovai la bomba. Una vera bomba. Il marito le aveva scattato delle foto sexy. Sentii il mio grosso pene ingrossarsi all’istante. Si trattava di una decina di foto dove lei indossava della biancheria intima molto sensuale, le prime erano più caste, la ritraevano per esempio mentre mostrava uno stacco coscia invidiabile nell’allacciarsi i tacchi, in altre più esplicite dove era sdraiata mostrando il suo corpo sodo e modellato, coperto a mala pena dalla stoffa dell’intimo, in un'altra, decisamente più esplicita, era messa a pecora e con una mano allargava i glutei mostrano il suo fiorellino posteriore, in una altra era sdraiata su un fianco con una sottile camicia da notte nera sollevata fin sopra il bacino mostrano una figa lievemente pelosa. Il mio cervello era partito, non ero più razionale, avevo vinto alla lotteria, mi sentii euforico. Non ci pensai nemmeno, mi calai i pantaloni e lì in piedi accanto alla scrivania del marito presi a segarmi. Mi eccitava che lei fosse così chiusa e formale ma ora, in quelle foto, si mostrava uno spirito da porca tutto nuovo. Pensai che fossi stato io a farle quelle foto, pensai di fottermela dappertutto nella casa, pensai pure di fottermela davanti al marito, di fargli sentire quanto avrebbe strillato. Immerso nelle mie fantasie di vittoria non la sentii arrivare. “Cosa cazzo stai facendo?!” Urlò inferocita. Era come se mi avesse preso a sberle indietreggiai ...
... di due passi e quasi inciampai nei pantaloni alle caviglie. Il mio cazzo, come si era indurito al volo, si ammosciò pure al volo. Lei era sulla porta, lo sguardo scandalizzato e la bocca aperta. Non ci poteva credere, non poteva nemmeno immaginare una cosa del genere. Seppi tempo dopo che aveva avuto un’educazione molto rigida e che, prima del mio passaggio, non si prestava a manovre erotiche particolarmente spinte. “Cosa cazzo stai facendo?!” Ripeté paralizzata sulla porta. Cosa dovevo rispondere? Ero in panico, balbettai, non pensai nemmeno a tirarmi dentro il cazzo. “Chiamo i carabinieri!” Era rossa in faccia, la voce era acuta e penetrante. Scappò di sopra urlando parole sconnesse. Agii di istinto, le corsi dietro lasciando sul terreno i miei pantaloni con le mie mutande. Arrivai nel salotto e la trovai li, che prendeva il telefono ma tremava. “No signora, la prego scusi!” Lei non rispose mi guardò ma sembrava non sentirmi. Non aveva ancora fatto il numero, magari c’era ancora speranza. Mi avvicinai verso di lei, mi tremava la voce ma riuscii a mantenere un tono calmo. “Signora, la prego, non chiami i carabinieri, mi lasci spiegare almeno!” Il tono di voce calmo fece breccia. Lei mi guardò e lo sguardo si fece di ghiaccio “Va bene, forza, spiegami!” era ancora decisamente alterata, lo disse con una nota di sarcasmo. “Stavo cercando un posto dove piegare gli asciugamani e ho trovato l’ufficio, sulla scrivania c’erano delle foto sensuali e… sono impazzito” Omessi il fatto ...