1. Il mio Adamo nero


    Data: 08/04/2019, Categorie: Etero Autore: miriana

    ... rinforzato che poi avevano diviso in due, si erano accomodate su una panca, lì vicino, e se lo stavano gustando di vero gusto, osservate con ingordigia da Kamdy. “ Vuoi anche tu un toast? ” gli chiesi, spontaneamente. Lui scosse il capo, ma non per rifiutare, solo perché non aveva capito ciò che avevo detto. Allora indicai una grossa fetta di pizza al di là della vetrinetta e poi gli feci cenno di mangiarla. Questa volta il suo capo si mosse in modo affermativo. La velocità con la quale divorò la pizza e seguenti tre toast, mi fecero capire che probabilmente era digiuno da parecchio tempo. Senza chiederglielo, indicai al gestore del chiosco di passarmi anche i due panini farciti con prosciutto e formaggio, uno, e petto di pollo impanato l’altro, divorati con medesima tempistica; il tutto inumidito da almeno tre lattine della bevanda su citata. Vederlo mangiare con avidità e assoluto piacere, mi diede una sorta di soddisfazione così intima da farmi sentire un leggero e piacevole tremore sulla pelle, simile alla gioia che avverti quando ricevi un dono o una carezza paterna. Avrei voluto dirgli molte cose, parlare di lui per sapere la sua storia, sicuramente tragica come quella dei molti immigrati …, ma la lingua non lo permetteva, soprattutto per la mia scarsa attitudine alle lingue straniere. Quando intuii che fosse sazio e dissetato, pagai il conto con cinquanta euro e suggerii al gestore di dare il resto a Kamdy, appena me ne ero andata. Cosa che feci subito dopo averlo ...
    ... salutato con un ciao deciso, al quale lui rispose con un ciao che sembrava seguito da una sfilza infinita di interrogativi. A dire il vero, mi dispiaceva molto lasciarlo in quel modo, ma conoscendomi, se non l’avessi fatto, mi sarei intenerita a tal punto che l’avrei portato a casa, con tutte le complicazioni che ne sarebbero poi seguite. Mentre attendevo che scattasse il verde del semaforo, sentii qualcuno toccarmi una spalla. Allarmata, mi girai di scatto, pronta a reagire, come mi avevano insegnato alle lezioni di auto difesa. Ma non ne ebbi bisogno poiché era Kamdy. Mi aveva raggiunto per restituirmi i soldi che gli avevo offerto. “ No Money, no money …! ” ripeté, porgendomi il denaro, che non volevo, e che mi obbligò a riprenderlo con estrema fermezza. Era la prima volta che mi sentivo in colpa per aver fatto la classica buona azione. Istintivamente, quando scattò l’omino verde, lo presi per un braccio e lo trascinai dall’altra parte del corso, in direzione di casa mia. I miei precedenti propositi, si erano dispersi come un alito di vento. Portavo uno sconosciuto da me senza sapere nulla di lui, se non il suo nome, e che aveva un bel sorriso. Purtroppo, la cautela, non era mai stata il mio forte. E poi, per essere sincera, non era il primo nero che entrava da me, in entrambi i sensi, e nessuno di loro si era comportato male, come invece, aveva fatto qualche emerito conterraneo. L’unica difficoltà, era che io trovavo difficile dialogare con lui, pertanto, per fargli intendere ...
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