1. Il mio Adamo nero


    Data: 08/04/2019, Categorie: Etero Autore: miriana

    ... che poteva accomodarsi dove voleva, giunti dove abitavo, andai a sedermi sul divano, poi su una sedia, accanto al tavolo rotondo, ed anche su uno sgabello che uso quando scrivo delle memorie al computer. Scelse il divano. “ Vuoi un caffè? ” gli chiesi, mimando la tazza che va alla bocca. “ Sss … ” provò a dire, ma subito si corresse con il : ” Yes, coffee …! ” --- “ Okay, vado a prepararlo, dissi facendogli segno con la mano di aspettare lì tranquillo. Quando tornai col caffè, lo trovai profondamente addormentato, in una posa che ricordava un bambino; le braccia in alto, oltre il capo, la bocca, un poco aperta, e le ginocchia, leggermente piegate. Prima di mettermi a scrivere al computer, rammaricata per la piega che aveva preso la serata, gli tolsi le scarpe, lo coprii bene con una coperta, gli augurai sogni doro, e mi ritirai in camera mia a leggere e a scrivere su racconti erotici …, senza nemmeno cenare, tanto già mi ero saziata nel vedere con quale gusto lui aveva divorato la pizza toast e panini che gli avevo offerto. Durante la notte, mi ero alzata per andare in bagno. Prima di rimettermi a letto, avevo dato un’occhiata all’ospite africano il quale continuava a dormire così profondamente da non accorgersi nemmeno che avevo acceso la lampada a stelo del salotto e che poi gli avevo rimboccato la coperta, quasi del tutto caduta sul pavimento. Nel farlo, avevo notato un eccessivo rigonfiamento al lato sinistro dei suoi jeans, all’altezza della patta del pantalone; una ...
    ... collinetta allungata che avevo già notato nel pomeriggio ma che avevo addebitato alla sua mano inserita dentro la tasca. La cosa strana era che il rigonfiamento andava verso la coscia almeno di venti centimetri abbondanti, e la sua mano era a penzoloni giù dal sofà. Per un istante, mi era venuta la voglia di toccarglielo, di sfiorarlo per sincerarmi che la mia non fosse soltanto una illusione, un sogno dal quale mi sarei destata. Non l’ho fatto. Rimboccata la coperta sono ritornata in camera più agitata che mai, o meglio, eccitata da quella visione tanto da essere tormentata da un incubo per le ore che mi divisero dal mattino seguente, in cui, ebbi il tempo di fare colazione, riassettare un poco la casa, senza fare eccessivo rumore, prima che lui si svegliasse del tutto. “ Good Morning ..! ” mi salutò, dopo essersi stiracchiato a dovere. “ Ciao …! Vuoi coffee ? ” risposi io mostrandogli la tazza del latte che stavo bevendo, seduta sulla poltroncina di fronte al televisore. “ Thanks …! ” disse lui, elargendomi uno dei suoi primi sorrisi mattutini. --“ Douche ? ” continuò subito dopo, mentre mi recavo in cucina a preparargli il caffè. Un termine che non sapevo cosa significasse, e per cui, ammiccai con gli occhi, lasciandogli poi fare ciò che lui voleva. Quando tornai con una tazza piena di caffè all’americana, lui non c’era più, o meglio, era in bagno, sotto la doccia, che se la canticchiava allegramente, probabilmente nella sua lingua originale. La nitidezza con la quale mi ...
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