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Storie di mostri - Il collezionista
Data: 11/04/2019, Categorie: pulp, Autore: Alba6990
... l’aurea lugubre che emanava e allo stesso tempo così affascinante, l’interrogativo del poeta sul destino e sul mistero che incombe sull’uomo. E poi le onomatopee le erano sempre piaciute tra le figure retoriche. Cominciò a recitarla, tra una boccata e l’altra: “Dov’era la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano meglio a vederla. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù; veniva una voce dai campi: chiù...” Caterina portò la sigaretta alla bocca, la poggiò tra le labbra, aspirò il suo veleno e poi continuò: “Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare,” poco le importava che stesse osservando un lago e non il mare “sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un singulto, com’eco di un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù...” Il gufo fece il suo verso. Il suo bubolare lontano nell’oscurità. Caterina riusciva ad immaginarlo in mezzo agli alberi: quesì suoi occhi grandi, enormi, curiosi e profondi. In quel momento ai confini della realtà, pensò che lei stessa poteva essere quel gufo. Dagli occhi grandi, enormi, curiosi e profondi. Capaci di vedere ogni cosa, di percepire ogni cosa. Eppure non era riuscita mai a capire come mai a suo fratello piacessero tanto queste aste segrete che organizzava con altri uomini. Non riusciva mai a comprendere come mai fosse così contento di parteciparvi. Chissà che cosa comprava con quei soldi. Caterina guardò verso le colline, ...
... mentre lanciava nel vento un altro sbuffo di fumo dalle sue labbra: “Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento: squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento (tintinnii d’invisibili porte che forse non s’aprono più?)” Caterina rimase in silenzio un momento. Mancava solo un verso. Eppure, per qualche motivo, faceva fatica ad uscire. Si bloccò. D’un tratto, quella facciata di ostentata ricchezza, di sorrisi cordiali, strette di mano, le sembrò tutto una farsa. Si sentì come congelata, la sigaretta continuava a bruciare e la cenere rimaneva immobile, non cadeva. Le sembrò che non era Luigi ad essere malato, ma quelli che stavano dentro casa sua a festeggiare. Era irrazionale, non riusciva a spiegarsi questa sensazione così improvvisa. Sesto senso, forse. O forse erano gli occhi del gufo. Le lacrime cominciarono a traboccare, a rigarle le guance candide silenziosamente. “...e c’era quel pianto di morte... ...chiù...” Proprio mentre Caterina sentenziava quella condanna a morte, l’asta era arrivata alla fine. Amedeo era seduto ad una poltrona, dietro ad un vetro, il calice pieno di champagne frizzante. Accomodato in quel morbido velluto, aveva snobbato tutti i possibili acquisti della serata. Non c’era niente che gli interessava. Pochi prodotti gli mancavano per completare la sua collezione e nessuno di quelli sfilati fino a quel momento aveva destato il suo interesse. Gli altri partecipanti si trovavano in stanze adiacenti, dietro a vetri oscurati, con la vista in ...