Villaggio di houer capitolo 10
Data: 24/04/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: prossi
... breve dirompemmo in un orgasmo simultaneo distruttivo per potenza, esaustivo per godimento.
Ci abbattemmo sfiniti sul materasso, bagnati di sudore e ansimanti come se avessimo scalato insieme una montagna. Lui in parte sopra di me con il suo corpo da uomo, robusto, forte, peloso che avvolgeva quasi completamente il mio corpo giovane, armonioso e lucente. Poteva essere mio padre, e questa cosa mi piacque. Gli presi il cazzo caldo e bagnato nella mano e lui il mio. Era come una stretta di mano, più di una stretta di mano, un patto tacito di complicità, ma anche di altro.
“Ho sempre desiderato fare sesso con un ragazzino bello come te” sospirò ancora assetato di ossigeno come se volesse liberarsi di un segreto, lontano e presente. Egli, allora, non era del tutto impassibile e indifferente alla mascolinità, mi confessava un desiderio rintanato da chissà quanto nel suo cuore.
“È la prima volta per te?”
“Si.”
“Perché non lo hai mai fatto?”
Egli emanò un sorriso amaro e imbarazzato, ma non esitò a rispondermi:
“Fin da ragazzino ho adorato le femmine, ma anche i maschietti della mia età, ma la mia educazione religiosa mi ha sempre trattenuto, represso e frustrato. Ho represso questo desiderio fino ad oggi ed è stato difficile. Ho incontrato durante la mia vita ragazzini bellissimi che avrei voluto far miei, ma non ho mai ceduto alla tentazione, terrorizzato dall’idea di commettere un peccato mortale, ma soprattutto di essere scoperto e col tempo sono diventato ...
... sempre più frustrato. Da quando Jonatha è diventato così bello non riesco più a stargli accanto. Se mi gira attorno comincio a diventare nervoso, bramo di accarezzarlo, di abbracciarlo, ma le mie non sarebbero carezze e abbracci solo di affetto.”
“Te lo vorresti scopare?”
Il maestro socchiuse gli occhi e sommessamente rispose:
“Si, dentro di me vorrei proprio scoparmelo, me lo sogno continuamente, ma… è mio figlio.”
Gli accarezzai il viso. Egli soffriva di quel suo segreto, per lui inconfessabile finora e prodigo di sensi di colpa, ma io volevo rassicurarlo.
“Hai pensato a lui mentre scopavi me?”
“No! Mi hai sconvolto e mi hai guarito dall’idea di Jonatha.”
“Cioè?”
“Sei troppo bello, mi hai stregato, ti voglio ancora.”
Posò le sue mani sulla pelle nuda del mio sedere desiderose di ricominciare, di possedermi ancora, ma io avevo ottenuto ciò che volevo: farlo cadere tra le mie braccia, farlo cedere alla tentazione; adesso toccava a me possederlo, insegnargli l’arte di godere della propria femminilità.
“Lasciami fare, Patrick!”
Il maestro si dispose obbediente al mio volere perché io potessi lavorargli il culo. Cominciai a stimolargli l’ano con le dita e a leccarglielo. Egli, dai sussulti che ne seguirono, accettò con piacere il trattamento. Mi domando chi potrebbe rimanere indifferente al piacere della lingua che si insinua nel proprio buco del culo: solo chi non ha mai provato. Patrick, sicuramente, godeva di quel piacere per la prima volta, ...