Villaggio di houer capitolo 10
Data: 24/04/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: prossi
... realizzato.
“Godo” risposi.
“Non potrò mai capire che piacere possa provare un uomo nel farsi penetrare.”
E così dicendo, però, affondava il suo pennello nelle mie viscere e riempiva l’aria delle vibrazioni della sua voce impregnata di desiderio.
“È un piacere che si impara; bisogna avere pazienza e tenacia perché il corpo se ne appropri, ha bisogno del suo tempo. Poi non puoi più farne a meno. È durevole, simbolico, ricco di spiritualità, ti segue nel tempo, rimane dentro di te a lungo.”
Patrick si toccò la patta che aveva preso l’impronta del suo cazzo caldo e che si era pure macchiata di goccioline di sperma incautamente sfuggite.
“Patrick – gli dissi con una soavità puttanesca – io mi sono sbottonato con te, sbottonati anche tu, vuoi?”
Il maestro si abbandonò in un abbraccio affettuoso e caldo, permeante e avvolgente. Mi baciò la pelle del collo e il lobo di un orecchio. Io trasalii dal piacere che mi diede il contatto con il suo corpo, la delicatezza con la quale si approcciava a me, ma soprattutto godevo della potenza della mia forza di persuasione, di seduzione. Egli, un uomo tutto d’un pezzo, moralmente impeccabile, un bravo marito e padre, stava cedendo vinto dalla mia bellezza, dalla mia naturale travolgente forza seduttrice.
Anche io però stavo annegando nel vortice convulso della passione dal quale una volta attratti difficilmente si riesce a sfuggire e cominciai a bramare le sue mani e il suo corpo e in breve persi la mia capacità di ...
... controllo. Io che pensavo di reggere al richiamo della carne, certo dei miei sentimenti per Josh, venni risucchiato vorticosamente nel turbine della passione. Non so se furono le sue labbra a raggiungere le mie o le mie ad avventarsi sulle sue, se le sue mani rispondessero alle mie carezze o le mie alle sue, so solo che io perdetti la mia testa e lui la sua.
La fretta, o meglio, la furia si appropriò della nostra volontà. Egli si abbassò velocemente i pantaloni e le mutande, o forse lo feci io o lo facemmo insieme, in un raptus di follia incontrollabile. Lui cercò il mio culo e il mio culo cercò il suo cazzo ed entrambi si ritrovarono uniti, ma non ci bastò. Facemmo ballare il letto, facemmo scuotere la stanza. Lui abbatteva il suo cazzo dentro di me ed io scaraventavo il mio culo sul suo corpo per inghiottire il suo organo sessuale. Il calore avvampò Patrick che si strappò il resto dei vestiti che gli erano rimasti addosso facendo rotolare i bottoni divelti sul pavimento e gettando il camice di lavoro e gli indumenti intimi alla rinfusa un po’ sul letto, un po’ per terra, un po’ dove capitava. Guaiti e gemiti accompagnarono l’amplesso sfrenato che ne seguì furioso, animalesco, di forza inaudita.
“Fatti scopare, Mark, fatti scopare!”
“Si, Patrick, sbattimi!”
“Tutto dentro, figliolo, tutto dentro fattelo mettere.”
“Si, lo voglio tutto dentro.”
“Ecco, così, tutto dentro!”
“Oh, si!”
“Stringi il culetto adesso, amore!”
“Più in profondità, ti prego!”
In ...