Villaggio di houer capitolo 10
Data: 24/04/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: prossi
... sensazione che dal tuo corpo sorga come luce propria dalla quale rimane spietatamente attratto e soggiogato. Ed è proprio questa tua virilità addolcita e la luce che da te sgorga a ingenerare turbamento all’uomo che ti guarda poiché essa mette in dubbio le sue certezze, la sua fermezza e la sua morale. Il tuo corpo parla, racconta storie, promette passioni, proietta nel futuro chi lo guarda verso orizzonti di passioni. Sei troppo appetitoso per non cedere alla tentazione di mangiarti.”
Dicendo queste parole che riempirono la mia sempre più indecorosa vanità, sentii le setole solleticarmi il solco tra le natiche e affaticarsi nel tentativo di trovarsi un varco in esso. Istintivamente divaricai cosce e natiche di quel tanto perché trovassero senza difficoltà alcuna ciò che trepidamente cercavano e le sentii solleticarmi l’ano provocandomi una sensazione nuova, diversa e perversa. Patrick dovette capovolgere il pennello; la punta del suo manico aveva preso il posto delle setole e adesso si dannava a penetrarmi trovando difficoltà dall’asciuttezza del mio ano. Guardai Patrick negli occhi con i miei occhi vogliosi e, certamente gli riversai con tutta la mia arte seduttrice quel desiderio che mi percuoteva e che anche lui senza dubbio alcuno provava. Divaricai le cosce e sollevai il bacino per offrire riparo al suo pennello ingordo. Egli si era arrossato nel volto e nelle mani rivelando la sua eccitazione, ma anche il suo disagio nel ritrovarsi accanto a me nudo e ...
... conturbante e rispondeva al mio sguardo malizioso con quella soggezione nel viso decantata prima. Forse, descrivendo le sensazioni che gli uomini provano nel guardarmi, egli parlava anche di se; il mio corpo, le sue forme armoniosamente virili e vive come di luce propria stavano mettendo in dubbio le sue certezze, la sua fermezza e la sua morale.
Egli cedette al desiderio di allungare la sua mano sulle mie natiche e di accarezzarle, sospirando beatamente.
“Sei bellissimo, Mark!”
Ed io risposi: “Mettimelo in bocca.”
Tolse il pennello dal mio buco e lo sostituì con un dito nel mentre allungava il manico del pennello verso il mio viso. Le mie labbra si chiusero fameliche sul legno e cominciarono a spompinarlo. Lo lavarono e massaggiarono e anche la lingua fece il suo lavoro perfetto mentre nel contempo la mia mano si dirigeva verso la sua patta per percepire la durezza e il calore del suo organo sessuale.
Il maestro estrasse la punta del pennello ormai ben bagnato dalle mie labbra e lo puntò sul mio buco e spinse piano, garbatamente. Aiutai lui e il suo pennello ad entrarmi dentro sollevando i fianchi di quel tanto che basta. Per me era il suo cazzo a farsi strada, così l’immaginai, ed era lungo, lungo, lungo. Lo accolsi con un oh di goduria.
“Cosa provi?” mi chiese.
Io trovai difficoltà a parlare quanto ero eccitato, ma non potevo esimermi dal rispondere, anche perché l’opera non era conclusa; il mio obiettivo, il suo pieno cedimento non si era ancora ...