1. Secrezioni: "Incontro Mirna"


    Data: 10/05/2019, Categorie: Etero Autore: renart

    Ci vediamo al Serpentone, il bar di via Petrarca, a Posillipo, a pochi passi dallo studio fisioterapico di cui Mirna è titolare. La Serpe, per rimanere in tema, è già seduta al tavolo, all’ombra di un largo ombrellone direzionato verso il Golfo, in quello squarcio di poesia dove la veduta si apre a raggiera sulle forme vulcaniche del capo Miseno e dei Campi Flegrei, così in dissonanza con quanto di marcio ed ipocrita esala dalla sua figura, come onde di calore che evaporano dall’asfalto rovente. Tiro un respiro profondo, assaporando a pieni polmoni l'umidità amaro-salata portata dal vento di mare, che resiste al borbottio sgasante del traffico alle nostre spalle, e allungo il passo. Indossa un vestito leggero acquamarina, di chissà quale griffe di grido, con un’ampia scollatura e smanicato, così da esaltare un’abbronzatura malaticcia, da lampada scommetterei. La gamba sinistra, accavallata sull'altra nascosta sotto il tavolino, fa capolino da sotto la tovaglia e termina in un elegante décolleté beige con 4 dita di tacco. I capelli mesciati, tagliati di fresco a caschetto, sono tenuti da una fascia in pendant con le scarpe e con la borsetta Gucci accoccolata come un gatto sornione sul suo grembo. Sul naso, dal tratto deciso ma aggraziato, e sugli zigomi alti e marcati, spie del sangue slavo che le scorre nella silhouette magra e spigolosa, fanno sfoggio di sé un paio di occhiali da sole - che ad occhio coprono per intero il mio assegno di disoccupazione - dalle lenti tonde e ...
    ... ampie, con le stecche ornate di qualche stronzata luccicante. Sorseggia quella che mi sembra un’acqua tonica e, mentre mi avvicino, sorride a trentadue denti e mi saluta con un ampio gesto del braccio sollevato sopra la testa. Mi accomodo accanto a lei, sotto il tavolo il mio ginocchio tocca per un attimo il suo. Rifiuto i due baci sulla guancia a mo’ di saluto rimanendo rigido sulla sedia, per cui lei, visibilmente imbarazzata per essersi sporta inutilmente verso di me, si riaccomoda nella posizione iniziale, contro lo schienale e con le gambe accavallate. “Cosa prendi?”, chiede simulando buonumore e rilassatezza. “Un caffè”, rispondo sprucido, senza ringraziare. Mirna non dà importanza alla mia maleducazione, si gira intorno e cattura l’attenzione di un giovanotto dalla carnagione olivastra, alto e prestante in pantaloni neri e camicia bianca, che lesto si avvicina a noi, assumendo una posa ossequiosa di attesa, con le mani incrociate dietro la schiena. Mirna gli ordina due caffè e un posacenere, con un tono che mi sembra molto confidenziale, confermato dalla piega lasciva del sorriso con cui scorta il giovane verso l'interno del bar, al punto che immagino, di primo acchito, che anche il ragazzo sia finito nella tela di questa vecchia mantide. Del resto lei sarà cliente qui, consumerà la colazione di mattina, il caffè di mezza mattinata, lo spuntino della mezza – il brunch, come lo chiama lei -l’aperitivo quando smonta, e non ci avrà messo molto a concupire il ragazzetto, ...
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