1. Il giorno in cui luca tornò


    Data: 15/05/2019, Categorie: Trans Autore: IoTuaAmante, Fonte: Annunci69

    ... qualche secondo. Fiutai il pericolo di quella parentesi che si era appena aperta nella mia esistenza e cominciai a rispondere asetticamente, senza emozione, né nostalgia, né rabbia, né disprezzo, solo freddezza. Ma avevo già commesso un imperdonabile errore: gli avevo chiesto se non avesse voluto il mio numero di telefono e lui mi rispose dandomi direttamente il suo. Poi, dato che quando ne commetti uno gli errori si susseguono senza possibilità di arrestarli, giùnse il secondo che fu non aver interrotto la nostra conversazione. Infine il terzo, continuare a parlarci usando whatsapp. Quella parentesi aperta che doveva preludere a un’ora di sesso mordi e fuggi ove ognuno usa il corpo dell’altro per il proprio piacere stava diventando l’abisso e il baratro dove sarei ripiombata ineluttabilmente.
    
    Per Lu-i.
    
    Ca-pii che non c’era null’altro da fare se non procedere a piccoli passi. Non volevo abbandonarlo, non volevo, come non avevo mai voluto, perderlo.
    
    Non parlammo dei quindici anni in cui restammo separati. Nulla mi disse in dettaglio di lui, nulla io di me; eppure continuammo fino a che non mi comunicò che stava per uscire a cena con amici e che ci saremmo risentiti, probabilmente più tardi.
    
    Di lui sapevo che fosse sposato e che aveva due figli. Mi era stato detto da un suo amico ben otto anni dopo la fine della nostra storia, uno dei pochi che ebbi l’opportunità di conoscere. Quando due persone si incontrano, l’uno per l’altro, provengono dal nulla, si conoscono, ...
    ... si piacciono, si innamorano, si amano, si odiano, si riamano, eventualmente si lasciano e ricadono, l’uno per l’altro, nel nulla, nell'oblio. Così era accaduto a noi e così voglio che accada ogni volta. Però una sera a Padova, dove mi ero recata su richiesta dell’editore per cui lavoravo, durante la cena che concludeva i lavori della conferenza in programma, incontrai Valerio che mi ragguagliò con poche frasi della vita felice dell’unico uomo di cui penso di essere stata innamorata. Non risposi gran ché e credo che neanche gli chiesi di portargli i miei saluti. Chissà invece se poi gli disse di avermi vista, incontrata, scopata.
    
    Tuttavia le due semplici informazione provenienti da quel nulla mi lacerarono intimamente. Aveva scelto un’altra. Aveva scelto un’altra dopo avermi dimenticata. L’aveva resa madre.
    
    Io ero solo e di nuovo l’idolo bello e spaventoso, la sfinge e la medusa.
    
    Quella sera a Padova mi feci scopare insaziabilmente, gli chiedevo di non uscire, di farmi sentire la cappella vogliosa di dilatarmi nonostante il dolore, di continuare a spingere forte, ancora, e ancora più forte distesa prona la testa fuori dal materasso i denti che ne mordevano il ciglio, i capelli che nascondevano la mia impassibilità e le mie lacrime ingoiate. Mi facevo scopare dal suo amico e non sentivo nulla se non il suo cazzo che scivolava nella mia figa anale e la sua cappella che arrivava in fondo, dentro la mia anima arida, facendomi gemere di dolore. Era la mia ennesima vendetta ...
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