Il tassista e la ragazza da sogno
Data: 17/05/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Zindo
... un raggiro.
“Ciao. Se avessi saputo di incontrarti qui ti avrei riportato quello che hai lasciato a casa mia qualche giorno fa”
La ragazza sussultò, lo riconobbe, per un attimo sembrò essere a disagio, ma scaltramente, come una attrice di consumata esperienza, subito si ricompose, e corrugando le sopracciglia replicò “Mi stai scambiando per qualche altra forse? Non mi pare che ci conosciamo!”
“Infatti, eravamo sul punto di conoscerci intimamente ma poi ...ho dovuto rimandare perché ero impegnato con il lavoro. Questa sera sono libero, la mia casa pure lo è, andiamo a riprendere quello che ci hai lasciato?”
Scordando di aver appena giocato (male) la carta della somiglianza con un altra persona, lei disse “Ma non mi manca niente, non credo di aver lasciato nulla da te”
“Invece sì, hai lasciato l'opportunità di vivere un incontro indimenticabile della tua vita. Vieni, andiamo a recuperarlo”. L'afferrò energicamente con un polso e la tirò con decisione, minacciandola: “Non azzardarti a strillare perché so già abbastanza di te e dei tuoi amici, lascia che ti porti via io, in salvo prima che becchino anche a te quelli della polizia”
“Che cazzo dici?”
“Zitta e seguimi. So quel che dico. Tre dei tuoi compari sono bruciati e se non li hanno ancora fermati e perché li stanno pedinando per arrivare anche agli altri. Certo che siete una bella teppa”.
Balle, balle inventate al momento che avrebbero retto ben poco, ma abbastanza per far titubare la ragazza, troppo ...
... giovane per essere proprio smaliziata, o almeno non quanto lui che nei mali ambienti era vissuto per anni. Quel tanto necessario a portare fuori del locale la ragazza, con un poco di prepotenza fisica, ed isolarla dal “gruppo” che rendeva forte la donna. Lontano dal gruppo, fuori dal locale, lei era un fuscello nelle mani del furibondo Fabio.
L'aria gelida rinfrescò anche le idee della ragazza che preso capì e reagì con “Non dire cazzate, reciti male e dici stronzate. Lasciami frescone”
Il gruppo era rimasto all'interno, forse nessuno si era accorto della sua uscita. Fabio invece era arrivato già carico di voglia di sesso, per di più incazzato come una bestia e mise in conto anche la compassione avuta la voglia precedente. Ne aveva avuta troppo, non poteva averne ancora, anzi, doveva risarcirsi e lo fece. Tappando con una mano la bocca alla ragazza e costringendola a camminare davanti a lui torcendole un braccio dietro la schiena mentre la sospingeva col corpo verso la sua macchina, obbligandola a salirci con la forza. Era troppo infervorato ed adirato per pensare di portarla fino a casa sua, la violentò letteralmente lì, nel parcheggio zeppo di vetture ma deserto di persone, dentro la macchina, distendo i sedili, strappando i vestiti della donna che si difese con pugni e morsi.
Un colpo sulla spalla, una specie di pugno ripetuto due o tre volte, lo scosse.
Aldo gli disse “Si è fatto tardi devo chiudere, svegliati e vai a casa”
Fabio aprì gli occhi e vide che ...