1. Margherita dolcevita -4° parte-


    Data: 23/05/2019, Categorie: Tradimenti Autore: LoSguardoIndiscreto

    ... cappello a tesa larga calato sul capo e i guanti neri alle mani, con cui stringeva le chiavi della macchina nella sinistra ed qualcosa che sembrava un frustino da equitazione nella destra. I due, per quelle che fossero le loro intenzioni, di sicuro non volevano grane, se ne andarono in silenzio, senza replicare, né recriminare alcunché. Angelo aveva preso Margherita per un braccio, una presa forte, volitiva, ma non violenta, e così, l’aveva accompagnata alla sua auto, aveva aperto lo sportello e, prima di farla accomodare, l’aveva girata in fonte a sé, le aveva preso il viso con una mano –ancora protetta dal guanto nero- e se l’era portata alla bocca per baciarla “Le brave signore non dovrebbero girare sole per strada con le gonne così corte” le aveva detto guardandola con un sorriso “e senza le mutandine” aveva aggiunto dopo aver messo un amano tra le sue gambe –che, come per magia, Margherita aveva allargato leggermente, quel che bastava perché le dita di Angelo potessero toccare ed entrare nella sua fica- in modo automatico e naturale. “Forse non sono una brava signora” aveva risposto Margherita “Forse sono solo una signora che ha bisogno di attenzioni. E sono una signora che ha bisogno delle …” una piccola pausa, guardando lui negli occhi e abbassandoli prima di continuare “… delle sue attenzioni, Signore”.
    
    L’ardire di Margherita aveva rivelato ben presto la sua natura “ormonale” e, adesso, in macchina si vergognava delle sue parole, si vergognava delle corna che ...
    ... aveva messo al marito, si scusava con Angelo “non sapevo da chi andare, con chi parlare …”, si sentiva in colpa, sporca. Margherita e il suo fiume di parole li avevano accompagnati fin dentro casa di Angelo e solo il profumo della stanza (un profumo in cui a Margherita sembrava di sentire ancora l’odore del sesso che aveva consumato alcune ore prima), le luci, il tappeto morbido su cui ricordava di aver poggiato il seno, il viso, il culo e la grande finestra che dava sui Giardini Indo Montanelli l’avevano fatta stare zitta. La temperatura era mite in quel’appartamento. Angelo aveva preso il cappottino colorato di Margherita e lo aveva riposto, assieme al suo, sulla poltrona che si affacciava alla grande finestra, dove aveva accompagnato Margherita, guidandola per la vita. “Forse hai ragione” aveva detto Angelo spingendola dolcemente contro il grande vetro quadrato che apriva una luce sulla stanza, partendo dal pavimento, fino al soffitto, alzandole il leggero abito a scoprire il culo di lei e stingendole una chiappa, prima di premere con un dito sul suo buco del culo “Forse non sei una brava signora. Forse sei solo una donna che ha bisogno di attenzioni, di riscoprire se stessa. E di essere punita per la sua lussuria” aveva aggiunto prendendola per i capelli e tirandole una sonora sculacciata.
    
    Non sapeva se a causa di quel dito nel culo, o dei capelli tirati, della sculacciata, non sapeva Perché, Margherita, ma dalla sua bocca erano usciti solo un gemito di piacere ed un “Sì” ...
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