L'epopea delle candele, seconda parte.
Data: 03/06/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Honeymark
L’epopea delle candele.
4.
E giunse la settimana di carnevale, dove finalmente potevamo divertirci con le matricole.
I processi venivano celebrati nella palestra dell’Istituto, che era formata da grandi sale per sport di squadra, collegate a file di spogliatoi molto comodi e servizi igienici indispensabili.
Nella sala più grande si insediava la corte (a sua volta formata da un presidente e due giudici a latere), dai banchi dell’accusa (la difesa si limitava ad appellarsi alla clemenza della corte) dove stavano seduti PM, gli assistenti (i fagioli), gli imputati (che contrariamente ai processi di tribunale stavano con l’accusa e non con la difesa). Tutta la sala era poi riempita di sedie per il pubblico, vale a dire tutti gli studenti di ogni ordine e grado. Era vietato l’ingresso agli estranei, compresi i docenti.
La vigilia del giovedì grasso venivano celebrati i processi più leggeri, un modo per riscaldarsi e portarsi avanti con i lavori. Io e Valentina, che stavamo seduti fra il pubblico, non sapevamo cosa avessero commesso, ma non si trattava di ragazze scovate con i collant. Sui maschietti ne sapevo ancora meno.
Le prime sentenze furono simpatiche. Le ragazze vennero condannate a finire l’anno scolastico con le gonne e le calze, ma senza le mutandine. Gli anziani con almeno tre bollini – come me – potevano sempre verificare se mantenevano lo status, i fagioli che accompagnavano gli anziani – come Valentina – potevano solo assistere, il che non era ...
... poco...
I maschietti vennero condannati a mostrare il culo agli anziani con almeno 3 bollini ogni volta che glielo avessero richiesto, maschi o femmine che fossero. Il tutto durava per il resto dell’anno accademico in corso.
L’indomani, giovedì grasso, tutta la giornata venne dedicata ai processi veri, quelli che portavano a condanne esemplari, tra i quali le nostre due imputate.
I PM illustravano la situazione, chiedevano la condanna che poi doveva essere eseguita sul posto, salvo diverse disposizioni della Corte. Per questo, anche se ad avere matricole da processare eravamo solo una decina, impiegammo un bel po’.
Va precisato che le condanne più dure e quelle accessorie venivano solitamente eseguite dal sabato successivo alla sera del martedì grasso, massimo giorno di festa.
Il nostro turno venne fissato per le 21. Portammo in aula le due ragazze con un grosso adesivo sulla bocca e le mani legate dietro la schiena, come da prassi. Se interrogate, dunque, non potevano rispondere. Le due erano terrorizzate, io e Valentina eccitatissimi. Ma anche agitati.
- Signor Pubblico Ministero, – mi disse la presidente del tribunale degli anziani che stavolta era una donna. – Dov’è il maschietto?
- Ho un’istanza per la Corte, – dissi, mentre Valentina andava a portarla alla presidente. – Chiedo che le matricole 31.520 (maschietto) e 31.583 (femminuccia) vengano processate insieme alle mie due imputate con l’accusa infamante di «millantato credito».
- Intende dire che ...