L'epopea delle candele, seconda parte.
Data: 03/06/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Honeymark
... reggicalze. Lui, ovviamente, no.
Rimasti in mutande, attesero disposizioni.
- Toglietevi tutto! – Ordinò Valentina. – Mettetevi nudi, forza! Non si dovrebbero neanche chiedere queste cose.
I due infelici si tolsero tutto e restarono in piedi a mostrarsi a noi.
- Giratevi! – Comandò Valentina. – Mettetevi in ginocchio e porgete il culo al sidereo anziano.
I due obbedirono ancora e dopo un poco i loro culi erano a mia disposizione.
- Giù la testa e gambe larghe!
Valentina non dava loro pace, era un’ottima collaboratrice. Si misero in posa.
Valentina prese due ceri e me li porse.
- Sono lubrificati, capo.
Feci un cenno di ringraziamento col capo e presi il primo cero. Ovviamente cominciai dalla femminuccia.Mi piace tantissimo guardare il culo di una donna offerto così. Lo accarezzai per palesare la mia presenza e godere della sua umiliazione. Poi presi il cero è lo appoggiai al buco del culo. Il fondo del cero era smussato, tondeggiante. Mi ero raccomandato con Valentina che lo trovasse così, in modo che potesse restare fuori la parte con lo stoppino. Indugiai in modo che si abituasse alla presenza dell’intruso, poi lo spinsi dentro piano, in modo che si allargasse senza danni. Pochi sanno stare attenti come me in queste cose.
Pensai alla ragazza che stavo sodomizzando col cero, che in quei tempi con ogni probabilità a 20 anni sarà stata a letto con uno o due ragazzi al massimo e di cui si era innamorata. Eppure si era esposta a me senza dire ...
... baf. Questo è il carisma dato dal grado, dalla posizione, dalla forza mentale. Sapevo che lei era fiera di poter essere inculata da me per la prima volta, sia pure con un cero e non con il cazzo.
Quando vidi che il cero era entrato per qualche centimetro, lo spinsi dentro con determinazione. Lei lo sentì scivolare e io mi eccitai a vedere il buco del culo che si allargava per ricevere il mio oggetto e le natiche che si stringevano come per provare a impedirlo.
Sbattuto sul fondo, lei ebbe un piccolo gemito e sbatté un piede. Bene. Mi aveva sentito, era mia, la possedevo.
Non resistetti e le presi in mano la figa. Lei per reazione strinse le natiche attorno al cero e anche questo eccitò entrambi. Era nato un rapporto Padrone-schiavo. Padrone con la P maiuscola, schiavo con la esse minuscola.
Passai al maschietto per ripetere l’operazione e Valentina prima diede una manata al cero della schiava come per palesare anche il suo dominio.
- Palpala se vuoi. – Le dissi.
Lo fece.
Ripetei l’operazione con il giovane. Poggiai il cero, indugiai, spinsi, lo vidi farsi strada e lo infilai dentro con forza. Lui non gemette ma sbatté i piedi per mantenere l’equilibrio. Valentina diede una manata anche al suo cero e non resistette a prendere in mano i coglioni del giovane, il quale ebbe subito una vergognosa erezione.
- Bene ragazzi, – commentai. – Adesso alzatevi e mettetevi in piedi in posizione eretta.
Con fatica si portarono in piedi, tenendo le mani sopra la ...