Love is in the air - montepulciano (parte 4)
Data: 19/06/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: HegelStrikesBack
... so badare a me stesso.”
“Insisto dai, così prendo un po’ d’aria”
Sono costretto ad accettare, darei troppo nell’occhio.
Usciamo, nessuno dei due dice una parola. Nello Schott, lì da quanto tempo non si sa, c’è un pacchetto aperto di Marlboro, ne accendo una e salgo in auto.
Prima che Sebastiano possa aprire la portiera e salire, parto sgommando e lasciando dietro di me un’ondata di ghiaia.
Accendo la radio, non voglio sentire questo silenzio.
Il serbatoio è ancora abbastanza pieno. Sai che c’è, vado a farmi un giro.
Decido per Arezzo, che dista quarantacinque minuti di macchina con autista normale ma per un ex pilota di rally sono neanche trenta.
Da qualche parte su Facebook ho letto che al Funny Queen fanno la serata gay, che non ho idea di cosa sia ma ho tutta l’intenzione di scoprirlo.
A Sara scrivo semplicemente che ho incontrato dei miei amici di liceo in centro a Montepulciano e che si va a bere una cosa insieme a Torrita al baretto dove s’andava da ragazzi.
“Ok, non bere troppo. A più tardi” è la sua risposta.
Entrato al Funny Queen il pubblico è vasto e piuttosto transgenerazionale. Dai ragazzini alle vecchie checche tutto incluso e senza scatto alla risposta.
Ciondolo un po’, mi chiedo anche che ci sto a fare qua. Mi siedo al bancone del bar del locale e ordino un gin tonic.
Accanto a me si siede un ragazzo sui quarant’anni forse anche qualcosa meno, capelli scuri, aria distinta. Ha un maglioncino di cachemire blu navy, una ...
... camicia bianca, jeans attillati e un paio di derby color borgogna.
Ci sorridiamo, è un bel tipo. Alto, bel fisico, aria rassicurante. Lontano anni luce dallo stereotipo che qua dentro abbonda e da cui anche io mi discosto molto.
Dice di chiamarsi Federico, dall’accento non è mio conterraneo e infatti mi conferma d’essere torinese. È qui per lavoro, insegna letteratura italiana alla sede aretina dell’Università di Siena. Mi affascina per come parla, come si è vestito, come si muove.
Faccio parlare lui, io non ho nessuna voglia di parlare di me stasera.
“Che ci fa qui uno come te?”
“Uno come me? In che senso?”
“Nel senso che, prendila bene, non sembri gay o comunque non sembri uno di questi tipi di gay che girano qua.”
“Nemmeno tu, se è per questo.”
“Beh magari ho appena nascosto la fede nel taschino, che ne sai?”
Sorride mordendosi il labbro. Preso.
“Comunque mi sa che sono venuto a perdere tempo perchè come dici tu, questi tipi di gay, a me non guardano e io difficilmente guardo loro.”
“Non sanno cosa si perdono.”
Alzare la posta dell’abbordaggio da bar mi permette di seguirlo fino al suo appartamento, di entrarvi, di spogliarlo quasi strappandogli di dosso la camicia e di fare il sesso più animalesco della mia vita.
Con i calzini in misto cachemire che indossava lo lego simbolicamente alla testiera del letto e poi una volta in mio totale dominio lo tratto come una puttana.
Il tipo si fa fare di tutto, mordere, leccare, schiaffeggiare. In ...