Forse o Falso
Data: 06/07/2019,
Categorie:
Incesti
Autore: senzaidentità
... notte si immaginava spesso se io fossi lesbica o meno e si tastava tra le cosce trovandosi eccitata, ma non lo aveva mai detto a nessuno nemmeno all’amica con cui scambiava le confidenze più audaci. “Ti ricordi quel giorno che hai fatto la doccia qui?” “No.” (Falso. Lo ricordava benissimo, era stato l’anno precedente a seguito di un pranzo di questi. Andava a fuoco tutto, il camino, il crepuscolo, il corpo dell’altra me dopo aver corso tutto il giorno a comprar regali.) Lei si, disse, e aveva visto che in qualcosa ero molto diversa di lei ma non avrebbe saputo dire esattamente in cosa però l’avermi visto l’aveva costretta a masturbarsi per molte notti. Cinguettando così e avvitandosi su di me mi attribuì in modo vago altre insinuazioni e fantasie, le sue mani proterviose s’erano intanto fatte più audaci. Mi abbrancicava le clavicole, tentava ancora con quella bocca rosso violacea di mangiarmi i lobi, di fuori potevo vedere che non tirava un soffio d’aria. I papaveri stavano fermi, gli steli sfolgoranti dell’erba anche. E così le celidolie, le margherite e anche l’altra me è immobile sotto il suo abbraccio rovente ed avernale mentre guarda fisso il giardino di casa riflettendo che mamma non verrà a prenderla fino alle sette. La soluzione di quel momento venne dal tinnito del citofono, per fortuna che avevano vicini educati che intendevano portare una bottiglia di champagne ...
... per unirsi al nostro focoso ferragosto. Approfittai di quella frazione d’azzurro che s’affacciò alla porta aperta per dire che non avevo più voglia di restare e sigillare nella botte della mente piena all’orlo di un concentrato di lussuria le sfumature della flora di quel giardino che c’è ancora (quello no, Luisa non ha potuto venderlo) insieme all’immagine di un cugino in prestito che dorme sul fianco. Sarà tornato nel suo stato e un altro sole lo indora? (Forse o falso.) Insieme a tutto questo per un momento, prima che me ne vada, torna ad afferrarmi per una manica mia zia che si spiega e dice che voleva solo vedere una cosa e mentre lo dice preme il bottone che ho sui jeans come se fosse l’interruttore di chissà che lampadario che deve accendersi ed illuminare il suo cuore megalomane. Tanto lo sapevamo tutt’e due che serve a tutto tranne che a dilaniare il buio quel bottone. Almeno… Eravamo abbastanza cresciuti da aver capito a cosa serviva. Poi finalmente scappo dal rosso impalpabile di quella casa per la realtà azzurra di là dal giardino. La coccinella sul bicchiere d’incanto scende dall’orlo si ferma e torna senza vita, l’uccellino ornamentale del letto come dicevo è volato via (venduto) in compagnia della zia, dell’altra me e di tutte quelle immagini ormai prive di consistenza tra i ricordi, senza identità. (Ultima nota dell’altra me: non sono lesbica. Questo è certo.)