Come parlarne?
Data: 21/09/2019,
Categorie:
Feticismo
Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti
... “Non me lo spieghi?” la sua voce mi distolse dal silenzio. “Non è semplice” dissi, arrossendo. “Secondo gli psicologi, un feticista è qualcuno che, a oggetti o a parti del corpo non comunemente considerate di valore erotico, assegna un valore erotico, cioè si eccita attraverso quei feticci. Ma c’è chi la vede in modo differente…” “Cioè?” “C’è chi la vede in modo più personale e distingue il feticista dei piedi in erotico o romantico. Cioè l’erotico prova puro piacere erotico. Non so, come quelli da una botta e via. Per il romantico il piede della donna che desidera non è solo un oggetto erotico. Cioè sì, prova piacere, ma ritiene il piacere qualcosa di secondario, qualcosa che non merita, anche se desidera provarlo. Il romantico non si sente allo stesso livello della sua ragazza. Si sente inferiore, o meglio, ritiene che lei sia così superiore da considerarla una dea. Una dea da adorare e servire. Baciare i suoi piedi diventa una dimostrazione di amore, un servizio da renderle e soprattutto il massimo a cui lui davvero ambisca. Essere ai suoi piedi è un onore e un privilegio. Avere il permesso di baciarli è segno della benevolenza che la dea gli mostra. Prova piacere a servirla e farla sentire al centro dei suoi pensieri. Desidera che lei sia felice, ma vorrebbe anche che lei comprendesse la diversità di questo strano amore che lui prova per lei e non lo disprezzasse.” Forse per la prima volta mi ero inconsapevolmente immerso nei miei desideri e nei miei sentimenti più ...
... profondi e ne avevo attinto senza freni. Mi sentivo alleggerito, come mai prima. In effetti era un modo di esternare la situazione senza coinvolgere me stesso. Voltai lo sguardo verso Debora. Aveva una strana espressione indagatrice. Dietro gli occhiali, i suoi occhi scuri mi osservavano come se cercassero di leggermi dentro. Aprì la bocca e, con una sicurezza assoluta, sentenziò: “Tu sei il feticista romantico quindi”. Restai di sale. Il mio cuore si fermò per un attimo, poi ricominciò a battere ad alta velocità ed io arrossii con violenza. L’incubo si risvegliò e rise di me nella mia mente. “No… no” tentai di ribattere, “stavo solo parlando in generale… non parlavo di me…”. Ma non avrei convinto me stesso, figuriamoci lei. Ero in preda al terrore. “Mi ritieni intelligente?” domandò. “Sì, lo sai che lo penso” risposi incerto. Dentro mi sentivo penzolare ad una sottile cordicella, sopra un vulcano. “Allora sai che se ti ho detto seriamente questa cosa, ne sono convinta, non sto tirando ad indovinare…” Annuii. Ero tornato a tremare. “Si può sapere che hai? Perché sei così agitato?” sembrava preoccupata. “Non lo dire a nessuno…” esternai con poco più che un sospiro, “ti prego… ti prego…” La guardavo in attesa, supplice. Per un attimo ebbe un’espressione incredula. Poi esplose in una risata. E con lei l’incubo. Entrambi sembravano non riuscire a smettere. “Farò tutto quello che vuoi” supplicai. “Ti prego, mi prenderanno in giro tutti se lo verranno a sapere” Ma lei rise ancora di più, ...