1. Il Fuoco di Mezzanotte


    Data: 23/09/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Simone Turner

    ... definita dei muscoli del petto coperto di peli tenuti corti. Indossava una catenina il cui pendente era nascosto sotto la camicia. Decisamente più difficili da nascondere erano i muscoli che gli fasciavano il petto e l’addome trattenuti a stento dalla stoffa sottile. Teneva le maniche lunghe della camicia arrotolate a tre quarti dell’avambraccio ricoperto di una sottile peluria chiara. Per qualche motivo in quel momento era teso, teneva i pugni serrati e le braccia tese lungo i fianchi. Nella tasca destra dei pantaloni erano perfettamente visibili i contorni di un pacchetto di sigarette. Mi sembrava di fissarlo da un’eternità. Fu Stefano a risvegliarmi: «Ale, che ci fai in giro da solo?» «Cosa?» Dissi dimenticando per un attimo il motivo che mi aveva spinto lì. «Oh, giusto… mi serve da accendere.» Aggiunsi subito, tornando a fissare il ragazzone a fianco a noi. Marco si frugò in tasca e subito mi ritrovai una fiammella tremolante accesa a pochi centimetri dal naso. Ovviamente si aspettava che volessi semplicemente farmi accendere una sigaretta. Sorrisi a disagio. «Ehm, no. A dire il vero mi serve in prestito.» Dissi, senza riuscire a smettere di fissarlo. «Per una canna?» Mi chiese a bruciapelo. Non mi aspettavo quella domanda e per un attimo esitai. «No…» dissi alla fine, guardingo. Marco si limitò a sorridere. «Scusa, non è mio. Non te lo posso dare.» Disse stringendosi nelle spalle. Proprio in quel momento Stefano intravide la sua ragazza tra la folla. «Tieni, prendi ...
    ... questo,» disse frugandosi in tasca e mettendomi in mano un accendino. «Ma riportamelo, è di Chiara e mi uccide se lo perdo.» «Contaci!» Gli dissi subito riconoscente. «A dopo!» Mi voltai un’ultima volta verso Marco, ma lui era già impegnato in una fitta conversazione con Stefano e non badava più a me. Allora mi allontanai senza più voltarmi indietro, in cerca di un posto tranquillo dove potermi rilassare. Poco oltre il muro di cinta, superati i banchi di dolci e giocattoli degli ambulanti e i parcheggi delle auto, trovai un tavolo e delle panche di pietra al riparo di una quercia secolare giusto al limitare del cerchio di luci intorno al santuario. Quel posto era un riparo naturale, non soffiava un filo di vento e i rumori della festa giungevano come attutiti. Gli unici suoni erano il frinire dei grilli e il fruscio delle foglie sui rami di quell'albero senza età. Mi sedetti sulla pietra fredda di una delle panche al lato del tavolo e mi frugai in tasca alla ricerca del mio premio. La studiai a fondo facendola rotolare in mano, non sembrava diversa da una normale sigaretta fatta a mano col tabacco trinciato. A parte il profumo. Inspirai a fondo. Tenendola stretta fra le labbra avvicinai l’accendino, riparandolo con la mano. Nessuna fiamma, solo qualche scintilla. Ci riprovai, tre o quattro volte, ma nulla. «Merda…» Dissi fra me e me a voce alta. «Serve aiuto?» Chiese una voce alle mie spalle. Sobbalzai per la sorpresa e la canna mi sfuggi dalle labbra finendo sul tavolo. Sentii ...
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