Tagliati fuori
Data: 29/09/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: FinnTanner
... aveva su di me.
«Scopami,» sussurrò a mezza voce dandomi le spalle, un attimo prima che mi avventassi su di lui.
Sentii il forte impulso di torcergli il braccio e farlo gridare. Nessuno mi parlava in quel modo, nessuno mi diceva cosa fare. Eppure riuscii a controllarmi. Era così fragile - e questo mi faceva desiderare di fargli male e allo stesso tempo temere di non riuscire a fermarmi se avessi iniziato.
Mi feci più vicino e dovetti chinarmi in avanti per avvicinare il viso alla sua nuca, sfiorandogli l’orecchio con le labbra e strofinando il mio corpo sulla sua schiena e sul culo sodo e sporgente. Avvertii distintamente il mio cazzo indurirsi costretto dolorosamente sotto l’uniforme, lottare per liberarsi dal tessuto troppo stretto.
Spinsi Daniele sul letto e mi sdraiai su di lui schiacciandolo sotto il mio peso. Volevo il controllo, ma allo stesso tempo desideravo essere dolce, compiacerlo in qualche modo, e così iniziai a baciarlo e coccolarlo goffamente. Dopo uno o due minuti però avvertii il suo corpo irrigidirsi sotto il mio e mi fermai confuso guardandolo negli occhi, in cerca di una risposta.
«Fottiti, comandante.» Mi disse sfacciato. «Non sono una bambola di porcellana, non ho bisogno che tu sia tenero.»
Le sue parole mi fecero quasi uscire di senno. Mi sentii umiliato per avergli mostrato i miei sentimenti e per un attimo immaginai di prenderlo con la forza, senza trattenere nulla, finché non avesse gridato, “ti prego, basta”, e allora avrei ...
... continuato a fotterlo fino a spezzarlo completamente.
Invece lo guardai con disprezzo malcelato e mi ritrassi da lui, poi mi alzai e andai via senza dire nulla.
Mi ero permesso di essere gentile, bene, era stato un mio errore, ne ero conscio. Ma lo avrei corretto. Voleva che fossi duro con lui - allora lo sarei stato.
Alzai la musica nel mio alloggio, e sedetti sulla poltrona davanti alla vetrata che occupava quasi tutta la parete della stanza, e rimasi a fissare le stelle sorseggiando il forte e buon liquore speziato, un regalo del capitano, e a fare progetti su di lui.
I giorni seguenti mi comportai come se non ci conoscessimo. Lo osservavo da lontano, percependo la sua delusione crescente, e intanto imparando a conoscere le sue abitudini e i suoi modi. Avevo sentimenti contrastanti nei suoi confronti: in fin dei conti non desideravo ferirlo - ma volevo che fosse mio ad ogni costo - e sembrava che per averlo avrei dovuto fargli del male.
Una settimana dopo ci incontrammo nel punto ristoro del ponte 5, quello frequentato dalle guardie, lui mi sorrise come sempre quando incrociavamo lo sguardo, e questa volta non lo guardai come se non esistesse.
Avevo notato che preferiva le aree comuni frequentate dalle guardie a quelle degli ufficiali. Forse i soldati semplici avevano accettato la sua presenza più di buon grado rispetto ai superiori, che invece gli davano la colpa per la sorte di Nardi, che era stato degradato e stava scontando due mesi in cella, e facevano ...