Bisonti della strada - 2
Data: 10/10/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad
... selvaggio!
Ogni tanto, sbirciavo in direzione del suo pacco voluminoso mi sentivo scombussolare alla sensazione di calore che quell’involto mi suggeriva. Ad un tratto le mie occhiate presero a farsi un po’ troppo insistenti, ma lui non sembrava accorgersene, preso com’era dalla guida.
Mi chiesi come avrebbe reagito, se avesse immaginato i pensieri e i desideri che mi ribollivano in testa.
Avrei voluto poggiargli la mano sul coscione sodo, sentire sotto le dita il guizzo dei suoi muscoli, assorbire il suo calore, la sua forza… e poi spostarla lentamente, con noncuranza, verso l’alto… fino ad arrivare a sfiorargli il pacco…
Ma era troppa la distanza fra i nostri due sedili perché si verificasse uno sfioramento sia pure casuale, pur ammettendo che ne avessi mai avuto il coraggio, né mi riusciva di trovare un qualsiasi pretesto per potermi protendere verso di lui.
Nessuna delle fantasie che avevo elaborato in mesi di masturbazioni si stava realizzando, e io mi sentivo combattuto fra la fascinazione che subivo da parte di Matteo, una fascinazione ben superiore ad ogni aspettativa, e la sottile frustrazione di scoprire l’assoluta inattuabilità dei miei sogni ad ogni chilometro che passava sotto di noi.
Ogni tanto, ci fermavamo per un caffè e un bisogno naturale. Seguendolo, talvolta, ai gabinetti, lo guardavo con un senso di struggimento, mentre si avvicinava ad uno degli orinatoi: immaginavo la sua mano che tirava giù la zip, frugava nelle mutande, estraeva ...
... il bigolo molle… e mi maledicevo per non avere il coraggio di mettermi nel pisciatoio accanto, da dove cercare almeno di sbirciargli l’organo agognato.
“Quel posto era pieno di finocchi!”, sbottò rabbuiato, risalendo in cabina, dopo una di queste soste.
“Ah, sì?”, feci io, sentendomi un improvviso senso di gelo.
”Ce n’è stato uno, mentre pisciavo, che a momenti gli mollavo uno sganassone da mandarlo all’ospedale!”
Lo guardai senza dir niente. Avevo le gambe che mi tremavano.
“Che razza di stronzi!”, sbuffò.
“Cos’è successo?” gli chiesi, cercando di controllare la voce.
“Ah, lascia perdere! Non puoi aprirti i pantaloni, che ce l’hai già tutti addosso come mosconi!”
“Beh, è il guaio di essere belli. – scherzai, trovando finalmente il pretesto per dargli una pacca sulla coscia – A me, per esempio, non succede.”
“A te non succede perché vai a pisciare nel box!”, scoppiò a ridere lui.
L’atmosfera si era rasserenata e il viaggio riprese.
La sera, uscimmo dell’autostrada e ci fermammo in un parcheggio enorme, dove si trovavano già decine di autotreni in sosta. Nelle vicinanze, c’era un albergo attrezzato per camionisti, dove ci fu possibile darci una ripulita sommaria e mangiare qualcosa. Dopo la cena, Matteo si fermò a bere e chiacchierare con alcuni conoscenti.
“Laggiù ci sono delle ragazze, - mi disse, tornando a camion per metterci a dormire – se vuoi approfittare…”, e mi indicò dall’altra parte del parcheggio.
“No, grazie, sono stanco. – ...