1. Un urlo di liberazione (parte i )


    Data: 05/11/2019, Categorie: Etero Autore: SoffioDiMistral

    ... cemento.
    
    Finisco il più in fretta possibile e vado via, ancora turbata, con la testa presa dai miei pensieri.
    
    Dopo una settimana ritorno nell’appartamento e, mentre infilo la chiave nella toppa, mi rendo conto di essere curiosa: la sensazione di turbamento si è affievolita, ma nei giorni scorsi mi sono trovata in alcuni momenti a pensare a quei bicchieri, a quelle microscopiche mutandine, a quel letto… Cosa troverò oggi?
    
    Sto per entrare quando improvvisamente qualcuno da dentro apre la porta. E’ un bell’uomo alto, dai capelli e gli occhi chiari, so che deve avere sui quarant’anni, e li porta splendidamente devo dire, vestito in tenuta da casa, pantaloni della tuta e t-shirt, i piedi sono scalzi . Mi sembra che mi si fermi il cuore dallo spavento. E’ lui, ma cosa ci fa a casa? E adesso? Non so cosa dire, mi sento spiazzata. Rimango immobile davanti alla porta senza riuscire a dire neanche una parola, riesco a malapena a balbettare un “Buongiorno”, quando lui a sua volta mi da il buongiorno e sorridendo mi invita ad entrare.
    
    -Lei deve essere Laura, sua sorella mi ha detto che sarebbe venuta. O… tua sorella… Posso darti del tu?
    
    -Si, certo, però io non sapevo… mi scuso per l’intrusione, non si preoccupi, cioè volevo dire… non preoccuparti… torno un altro momento…
    
    -Ma ci mancherebbe, e perché? Entra, io tanto devo uscire tra poco.
    
    Si fa da parte per lasciarmi passare. Entro.
    
    Sono costretta a passargli vicino e sento il suo profumo.
    
    E’ intenso e fresco, ...
    ... ma mi fa uno strano effetto, è come se mi riempisse le narici e mi lascia quasi stordita, per un attimo perdo il senso della realtà. Ritorno subito in me quando lui riprende a parlare:
    
    -Scusa sono un maleducato, non mi sono ancora presentato. Mi chiamo James- mi dice porgendomi la mano.
    
    Solo sentendo il nome mi rammento che è americano, parla un italiano quasi perfetto, l’accento straniero si sente appena.
    
    Gli stringo la mano, complimentandomi con lui per la padronanza della lingua.
    
    La sua mano è calda, e mi provoca un leggero brivido, sensazione che cerco immediatamente di scacciare togliendo la mano, ma esito un attimo di troppo. Sono sicura che lui si è accorto del mio turbamento, ma non lo dà a vedere.
    
    -Tu fai pure come se io non ci fossi. Devo solo cambiarmi per uscire, ci metto cinque minuti poi sparisco.
    
    -Certo fai pure, non preoccuparti.
    
    “Fai pure”? Sei in casa sua e tu gli dici “Fai pure”? Ma che ti prende? Ok, adesso ti calmi, tanto lui ora se ne va e così non ci pensi più.
    
    James va in camera e io vado al lavello della cucina. Comincerò da lì anche oggi. Il lavello è pieno anche questa volta, ma non ci sono tracce apparenti di residui di feste.
    
    Mentre sto finendo di sciacquare le stoviglie riappare James dalla sua camera.
    
    -Ti ho lasciato un bel lavoro, eh?
    
    Mi volto e lo guardo, il “Ma figurati” che avevo pensato come risposta mi muore in gola. Che fosse un bell’uomo si vedeva anche prima, però adesso fa tutta un’altra figura, anche se ...