1. Schiavo di una dea Pt.1


    Data: 15/11/2019, Categorie: Feticismo Autore: 5F416E7562695F, Fonte: EroticiRacconti

    ... francese come se fosse una ragazza. La mia intensa effusione fu interrotta da Erika, la quale, senza che me ne fossi accorto, mi stava osservando dall’alto: “Però! Vedo che ci hai preso gusto…ti piace il sapore dei miei piedi, eh? Mi fa piacere, dato che li dovrai assaggiare molte volte in futuro, insettino! Adesso ho un altro compito per te, piccoletto…” Il letto fu scosso da un terremoto mentre la gigantessa si girava a pancia in giù, poggiando la testa sul cuscino. “Mi prude un po’ la schiena…se solo ci fosse un pidocchietto che mi grattasse un pochino!”. Il nuovo ordine era chiaro. Il problema era come arrivare sulla schiena di Erika. dalla mia visuale comparivano rispettivamente: le piante dei piedi, le gambe chilometriche che si ingrandivano sempre di più fino a formare un canion che conduceva alle parti più intime, fasciate da un costume nero. La prima ipotesi era quella di costeggiare la gigantessa e poi provare a scalarle i fianchi, ma l’impresa era difficile data la mancanza totale di appigli. La seconda ipotesi era percorrere il corpo di Erika e, non so perché, mi sentivo che era quella la via che la mia padrona voleva che percorressi. “Mmm, credo che se questo pidocchio non arriva subito, farà una brutta fine…” disse Erika, alzando il piedone destro con un gesto provocatorio. Ma io ero già in procinto di salire sul sinistro che percorsi aggrappandomi con le mani alle pieghe della pelle della pianta causate dalla flessione del piede. “Ha-ha-ha le tue manine mi ...
    ... fanno il solletico”. Scavalcato il tallone mi trovai davanti la lunga strada che conduceva alle due sode colline dei suoi glutei. Iniziai a percorrerla a gattoni, per evitare ogni rischio di cadere giù. In breve mi avvicinai a quelle alture e cominciai a provare una certa eccitazione: Erika già naturalmente aveva delle belle curve, ma dalla mia prospettiva erano un qualcosa di mastodontico e incredibilmente sexy. Così mentre afferravo il bordo del costume nero di Erika per salire sul suo sedere faticavo a contenere l’erezione nel costume boxer che indossavo. Da lì per me si apriva un nuovo mondo: il fondoschiena della gigantessa grande per superficie quanto un appartamento; più in là, la valle costituita dalla schiena, che prima scendeva verso le vertebre lombari e poi risaliva fino al collo, coperto dai capelli; infine il viso poggiato sul cuscino e gli occhi chiusi. Faticavo a reggermi in piedi sul gluteo sinistro di Erika: i piedi e le mani affondavano in tale morbidezza, e dovetti mettermi a carponi per procedere, ostacolato anche dalla turgidità del mio pene. Il desiderio di lanciarmi per abbracciare quella enorme sofficità era fortissimo; ma la paura per la reazione di Erika mi tratteneva: avrebbe tranquillamente potuto farmi scivolare nella fessura tra quelle montagne e stritolarmi tra esse contraendo i glutei. Sta di fatto che, tra pensieri ed impedimenti fisici, avevo pesantemente rallentato la mia “scalata”. “Pidocchio che fai? Ne approfitti? Capisco che il mio culo sia ...
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