1. Schiavo di una dea Pt.1


    Data: 15/11/2019, Categorie: Feticismo Autore: 5F416E7562695F, Fonte: EroticiRacconti

    ... un richiamo irresistibile per un essere insignificante come te, ma nessuno ti ha dato il permesso di fartici un giro su. Adesso ti faccio vedere io: reggiti forte, perché se cadi ti prometto che passerai tutta la sera e la notte nel mio culo, visto che ti piace tanto!”. Rimasi perplesso a quelle parole, ma ci volle un istante a capirne il significato: improvvisamente tutto iniziò a muoversi; lesto mi aggrappai con tutte le mie forze al costume mentre venivo sballottato dall’una e dall’altra parte…Erika stava sculettando muovendo velocemente il bacino…la mia presa era abbastanza salda ed ad ogni “scossa” affondavo nell’uno e nell’altro gluteo, il che mi proteggeva dal futuro movimento. Questo rimbalzo da una chiappa all’altra con me che mi reggevo centralmente al costume, durò per una trentina di secondi; mentre affondavo ancora una volta nella morbidezza dello sconfinato gluteo destro della gigantessa, Erika lo contrasse di colpo: quello che prima era un soffice materasso, divenne duro come la pietra. La forza sprigionata dalla contrazione fu enorme, la presa al costume non resse e io volai decine di metri in aria; da lassù il corpo di Erika era un’enorme isola sulla quale speravo di cadere mentre scendevo velocemente…il volo non era stato perfettamente verticale ma il rassodamento improvviso della chiappa destra della mia padrona mi aveva catapultato nella direzione opposta, così rischiavo di finire anche oltre la chiappa sinistra e cadere sul letto, con la terribile ...
    ... punizione che sarebbe seguita. Più scendevo, più quest’ipotesi diventava possibile, finchè non vidi il gluteo sinistro sfilare alla mia sinistra, vicinissimo…con un colpo di reni tentai di aggrapparmi al bordo del costume e lo presi…più difficile fu tentare di arrestare la mia caduta, dato che avevo preso una certa velocità…la mano sinistra cedette, ma la destra no. Ancora una volta in quella terribile giornata ero salvo. Risalii e mi lasciai cadere sfinito per lo spavento e per la fatica nella titanica morbidezza del fondoschiena della gigantessa. “Eh bravo il mio pidocchietto: chi l’avrebbe mai detto che un microbo come te sarebbe resistito alla forza delle mie gigantesche chiappe. Ma non ti adagiare troppo schiavo! La mia schiena non si gratta da sola!” A malincuore lasciai il tenero giaciglio del gluteo sinistro di Erika, e, scivolando sul suo osso sacro, raggiunsi l’enorme pianura della sua schiena abbronzata. Ed ero lì, sulla schiena di una capricciosa quindicenne, grande come un campo di calcio a 5, a soddisfare con impegno tutto i suoi desideri “un po’ più a destra, schiavetto”, “microbo, gratta più forte, non ti sento”, “nullità, ho detto più forte, hai capito?” “si, mia dea”. Dopo una decina di minuti passati così, Erika si stancò. “Basta così, microbo”. Mi stesi supino sulla schiena, esausto. Il retro della cassa toracica della gigantessa mi cullava con il suo ritmico espandersi e contrarsi. Chiusi gli occhi. Quando li riaprii vidi 2 gigantesche dita avvicinarsi a me. ...
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