Schiavo di una dea Pt.1
Data: 15/11/2019,
Categorie:
Feticismo
Autore: 5F416E7562695F, Fonte: EroticiRacconti
... affinché le dessi il saluto come si conveniva ad uno schiavo. Dal basso potevo vedere Giusy in tutta la sua bellezza, potenza e imponenza. Notai per la prima volta che era ben più alta di Erika…era più o meno sull’1.80. Quella ragazza a dimensioni reali era una super-modella e deificata in quella maniera era uno spettacolo unico. Mi gettai ai suoi piedi, profumati dello smalto che io stesso avevo applicato con estrema cura. “Dea Giusy, la ringrazio umilmente per avermi reso l’onore di prestarle i miei servigi questo pomeriggio. Essere stato suo schiavo è un’emozione che…” fui bloccato dal piede di Giusy che mi calpestò violentemente “Insetto, poche parole e molti fatti…LECCA SCHIAVO”. Ma alla fine ero felice di leccare quel gigantesco piedone…se doveva esserci una dea, beh Giusy lo era. Come ultimo gesto prima di indossare le scarpe, la gigantessa mi scalciò via, facendomi finire sotto la scrivania, alla mercè dei piedi della mia effettiva padrona, Erika. Grazie anche al comportamento impeccabile avuto in presenza di Giusy, Erika cominciò a concedermi sempre più libertà: potevo andare al bagno da solo, potevo farmi un giretto per casa quando mi andava, ma, soprattutto, ero libero di muovermi come volevo quando la mattina andava a scuola. E un giorno si presentò l’Occasione, con la O maiuscola. Era tarda mattinata ed io ero seduto su una ciabatte di Erika, alto 4 cm, non sapendo come ingannare il tempo…squillò il citofono…di solito riuscivo a sapere chi fosse perché ...
... la finestra della camera che dava sul cancello era aperta e di lì mi arrivava la voce di chi citofonava. A quello ora doveva essere il cestino. “Ciao zia, sono Marta!”. Il cuore mi saltò in gola. Con le gambe tremanti dall’emozione mi alzai: il momento a cui mi preparavo da un mese era arrivato. Corsi fuori dalla stanza di Erika giusto in tempo per aggrapparmi al colossale infradito di Marta, presi a pugni e calci il suo enorme alluce, mi guardò per un secondo e finalmente, mi riconobbe. Stupita disse alla zia che doveva andare in bagno, appena chiuse la porta si tolse l'infradito e mi prese nel suo pugno, "Michele?! Che ci fai tu qui?" Le spiegai tutto e promise che mi avrebbe aiutato. Nel frattempo la zia di Marta era uscita lasciandole l'occasione di parlarmi fuori di lì, ma non appena uscimmo in casa entrò Erika. Intanto, da fuori, provenivano le voci delle due gigantesse, leggermente affievolite."Oh ciao Marta! Come sta... cos'hai in mano?" "oh no nulla Erika" "ti ho sentito parlare prima, aspetta un attimo, non sarà mica..." “Eri, guarda, non ho niente in mano!” “Davvero credi che non mi sia accorta di nulla? Per chi mi hai preso?” “Eri, non so di cosa tu stia parlando” “Te lo faccio vedere subito, cuginetta”. Poco dopo, un terremoto scosse l’ambiente in cui mi trovavo…Marta stava correndo! La fuga però si arrestò molto presto, quando sentii il rumore di una scossa familiare, seguito dalle urla di dolore di Marta. Le cose si stavano mettendo male, molto male.