1. Schiavo di una dea Pt.1


    Data: 15/11/2019, Categorie: Feticismo Autore: 5F416E7562695F, Fonte: EroticiRacconti

    ... solo una minuscola nullità in confronto a me! Adesso vieni qui e sali sulla mia infradito”. Non potevo che eseguire gli ordini. Mentre mi avvicinavo al suo piedone sinistro, grande quanto una casa di 4 piani, l’odore del sudore provocato da quel caldo pomeriggio estivo si faceva più acre. Aiutandomi con le braccia salii sull’infradito, proprio davanti al suo alluce. L’odore era insopportabile. “Ma guardati! Ieri potevi avermi tutta tua, oggi sei un insetto sulla mia infradito! Così impari a scaricare uno schianto come me…se ieri potevi essere il mio ragazzo oggi non potrai essere altro che il mio microscopico schiavetto! Sei addirittura più piccolo del mio ditone! Cosa aspetti schiavetto? Bacia il ditone della tua padrona…anzi padrona è dire poco, della tua gigantesca dea…hahahahaha”. Mi avvicinai lentamente e iniziai a baciare quell’enorme alluce bagnato di sudore e sporco per i metri fatti in infradito. “Forza microbo! Datti da fare, riesco appena ad avvertire la tua minuscola boccuccia sul mio dito…non vorrai mica scontentare la tua dea?”. Quando ormai l’odore si era fatto insostenibile e la faccia e i capelli erano un bagno di sudore proveniente dall’alluce di Erika, un boato proveniente da molto lontano scosse l’aria:“Erikaaaa! Ci sei? Possiamo entrare?”. La voce era quella di Marta. Neanche il tempo di realizzare la nuova situazione che mi ritrovai bloccato tra alluce e secondo dito del piede di Erika. Fu quello il momento in cui realizzai completamente la mia ...
    ... umiliazione: io, ragazzo di 24 anni, laureato, ero imprigionato nel piede di una ragazzina quindicenne, costretto a respirarne il tanfo (che ormai era diventato il mio stesso odore) e bagnarmi inevitabilmente dei fiumi di sudore che produceva. Ero diventato seriamente una nullità di fronte ad una dea che poteva decidere in ogni istante sul mio destino. Ma forse avevo ancora una speranza… Ogni volta che Erika metteva il piede che mi conteneva a terra, camminando verso la porta, era per me un’impresa di tutto rispetto cercare di rimanere “a bordo” e non essere sballottato via come un sassolino. Abbracciavo con tutte le mie forze la pelle sporca e sudata del suo secondo dito, sperando di reggere la presa quando il piede si sarebbe schiantato a terra provocando il solito boato e un piccolo terremoto tutt’intorno. Erika aprì la porta e un nuovo spettacolo si presentò davanti a me…a dir la verità, dalla fessura tra le dita di Erika, non potevo vedere molto: davanti sulla destra, vidi solo un paio di piedoni enormi, ancora più grandi di quelli di Erika, ma dalla forma affusolata e ben curati, che riconobbi essere quelli di Marta; sulla sinistra più indietro riconobbi, invece, i sandali con tacco di Valeria, che contenevano dei piedoni un po’ più tozzi. “Ciao Marty, ciao Valeria…che ci fate qui?” chiese Erika “Cugi, come al solito ci siamo dimenticate i cellulari nella tua borsa! “La borsa è lì sotto il patio, venite così vi offro anche del thè freddo”. Non ebbi neanche il tempo di urlare ...
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