1. Schiavo di una dea Pt.1


    Data: 15/11/2019, Categorie: Feticismo Autore: 5F416E7562695F, Fonte: EroticiRacconti

    ... mio piedone destro, che a te piace tanto, non è vero microbo?”. Detto questo si alzò raggiungendo vette inimmaginabili (dalla scarpa non riuscivo a vedere oltre il ginocchio) e si allontanò facendo tremare tutto con l’impatto dei suoi titanici piedi sul pavimento ad ogni passo. La mia padrona aveva ragione, ero in trappola. Ma non tanto perché non potevo scalare la parete: sarebbe stato faticoso, ma a quelle dimensioni avrei trovato numerosi appigli. Il problema sarebbe stato sopravvivere al di fuori della scarpa: all’altezza di 0,5 cm sarei potuto essere facilmente scambiato per un insetto e schiacciato dalla mamma di Erika o dalla sorellina di 10 anni, o, peggio, essere divorato da un insetto stesso. Mi convinsi che la soluzione migliore fosse rimanere all’interno della scarpa. Dopo una ventina di minuti, sentii i passi di Erika avvicinarsi e vidi il suo volto spuntare a dominare l’intero mondo al di fuori della scarpa: “Microbo io esco! Ci vediamo domani…buona notte!” tuonò. Sentii i “terremoti” che provocava camminando allontanarsi e dedussi che se n’era andata. Io, temendo di poter esser preda di mosche o zanzare anche all’interno della mia scarpa-prigione, mi diressi verso la punta della stessa. Vidi, nella penombra, i solchi scavati dalle gigantesche dita di Erika all’interno della scarpa: a ricordarmi di quanto fossi insulso, ciascuno di essi era grande varie volte me. Scelsi quello più adatto alle mie dimensioni, il solco del mignolo ovviamente, e lo utilizzai ...
    ... come giaciglio per la notte. Era la prima volta dall’inizio di quella serie di eventi che avevo modo di fermarmi a pensare. Nel giro di poche ore la storia della mia vita era cambiata: da adulto autosufficiente a giocattolo schiavizzato da una ragazzina. Ma potevo riappropriarmi della mia vita. Vagliavo le possibili soluzioni: di sicuro avrei dovuto chiedere l’aiuto di qualcuno, da solo non sarei mai riuscito a liberarmi della gigantessa. Non potevo chiedere aiuto né alla sorella di Erika, né alla madre: la prima mi avrebbe usato come giocattolo a sua volta, la seconda, capendo in che guaio si fosse cacciata la figlia, mi avrebbe quasi sicuramente schiacciato, cercando di cancellare le prove del sequestro di persona e delle violenze fisiche attuate da Erika nei miei confronti. Dovevo affidarmi ad una persona esterna, che però mi conoscesse…l’identikit perfetto corrispondeva a Marta, la cugina di Erika, che in qualche maniera avrebbe frequentato la casa degli zii. Probabilmente avrei avuto una sola occasione per avvicinarmi a lei e non potevo fallire, pena il rischio di essere veramente calpestato dalla mia padrona o di passare intere giornate asfissiato nelle sue scarpe. Mi convinsi che il piano migliore era quello di fingermi contento della nuova vita da schiavetto di una dea e di guadagnarmi in tal modo, gradualmente, la sua fiducia e un certo grado di libertà. Poi, non appena si fosse presentata l’occasione giusta, avrei cercato l’aiuto di Marta per tornare alla mia vecchia ...
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