Schiavo di una dea Pt.1
Data: 15/11/2019,
Categorie:
Feticismo
Autore: 5F416E7562695F, Fonte: EroticiRacconti
... “Aiuto! Sono qui!” (per quanto utile potesse essere detto da un esserino microscopico come me) che il piedone di Erika si girò e ripresa la sua marcia, costringendomi di nuovo ad ancorarmi con tutte le forze al secondo dito. Erika restituì i due cellulari e poi le 3 si sedettero al tavolo e cominciarono a parlare del più e del meno. Io non ero interessato ai loro discorsi, avevo altro a cui pensare: era la mia occasione…dovevo assolutamente liberarmi da quella morsa di carne e farmi notare da Marta o Valeria. Cominciai, quindi a lottare, cercando di allargare la fessura con braccia e gambe. Erika doveva percepire che qualcosa di strano stesse accadendo, perché strinse ancora di più la presa; ma non le bastò, perché con straordinaria forza di determinazione riuscii a tirare la testa fuori di lì. La sensazione di respirare qualcosa che non fosse contaminato dall’odore acre dei piedi di Erika purtroppo durò poco perché fui subito ricoperto da un’ombra: vidi la pianta dell’altro titanico piedone di Erika, grande quanto una nave, piombare lentamente su di me, a chiudere la fessura che mi conteneva. Ero di nuovo in trappola e, stavolta, non sembravano esserci vie di scampo. Ero completamente al buio e, dopo un po’, anche l’ossigeno cominciava a scarseggiare. Quando stavo per svenire, fui accecato da un fascio di luce che entrò nella fessura…Erika doveva essersi distratta e aveva leggermente mollato la presa…senza pensarci due volte mi tuffai letteralmente in quella piccola ...
... apertura e caddi al di fuori sulla superficie dell’infradito, rotolando poi a terra. Ero fuori! Notai sotto quel gigantesco tavolo i piedi di Marta a 300-400 metri da me e inizia a correre verso di essi più in fretta che potevo. Nel frattempo, Erika doveva essersi accorta della mia fuga, perché fece volontariamente cadere a terra un giornale in modo da avere una scusa per guardare sotto il tavolo. Non passò molto tempo, quindi, prima che potessi vedere l’infinita massa del suo piede destro sovrastarmi. In più cominciava a mancarmi il fiato ed ero solo a metà della strada…il piedone di Erika intanto era sempre più vicino…maledicendo la mia forma fisica, tentai un ultimo disperato scatto, aspettandomi di diventare, da un momento all’altro, di nuovo prigioniero della gigantessa quindicenne. Ma, inaspettatamente, il mio scatto fu sufficiente, perché lo schianto del titanico piede di Erika produsse un terremoto giusto dietro le mie spalle e lo spostamento d’aria prodotto non fece che avvicinarmi a Marta. Mentre mi avvicinavo alle gigantesche estremità di Marta, ebbi ancora modo di percepire la mia insignificanza dinanzi a quelle gigantesse: i piedi della ragazza, calzati da un paio di normalissime ciabatte, visti da così vicino e in quelle proporzioni erano una mastodontica opera d’arte; e le splendide gambe che partivano da esse, lunghe km, si perdevano tra le nuvole. Inoltre ero già praticamente inebriato dell’odore di aloe di cui profumava Marta dopo essersi docciata. Ero davvero ai ...