1. Coca y rum


    Data: 05/12/2019, Categorie: Tradimenti Autore: HarrymetSally

    ... guardia.
    
    “Cosa cazzo vuoi che me ne freghi?! Io lo sto dicendo a te!”
    
    “Sai come la penso” disse, sollevandosi sui gomiti. Per farlo, sciolse il suo abbraccio, e avvertii una solitudine istantanea, implacabile.
    
    “No, io non ho capito un cazzo di come la pensi, e questo, al momento, è il più grande problema della mia vita.”
    
    “Io ti amo” disse, quasi come se volesse disinnescare la conversazione.
    
    “Allora dimostramelo. Usciamo allo scoperto, insieme.”
    
    “Non è ancora il momento” sospirò. Odiavo quel sospiro più di ogni cosa al mondo. Significava che era spazientito, che riteneva di essersi spiegato compiutamente, in molte occasioni, e che mi stavo comportando in modo illogico. Quel sospiro era un vento che mi allontanava da lui.
    
    “Quando, allora? Quando?”
    
    “Abbi fiducia in me – rispose – ti ho promesso che questo è il nostro ultimo anno divisi, e sto facendo in modo che accada.”
    
    Mi abbracciò ancora, e mi abbandonai contro il suo petto muscoloso. In altre circostanze quella risposta era stata sufficiente, ma in quella giornata torrida e soffocante sentivo il bisogno di respirare (era un po’ strano che in una giornata torrida ci fosse bisogno di un fuoco che scaldasse, ho preferito connettere il soffocare ad una speranza che dà respiro) una speranza che fosse un po’ più vicina, tangibile. Le promesse a cadenza annuale non bastavano.
    
    “E con Armando, cosa devo fare?” chiesi, aggrappandomi a quell’ultima scintilla di provocazione.
    
    “O sei mia, o sei di chi ...
    ... vuoi tu. Non sei ancora mia.”
    
    Aveva ragione, ovviamente, e odiavo che avesse ragione.
    
    Quella sera, scelsi un corto abito blu elettrico con la schiena scoperta, un ridottissimo perizoma color oro e scarpe del medesimo colore. Applicai con cura la matita sugli occhi e l’acceso rouge di Chanel sulle labbra. Più rendevo il mio corpo sfavillante, più sentivo il mio cuore intristirsi, come se fossi diventata il ritratto di Dorian Gray di me stessa. Sapevo quello che stavo facendo e perché, e la cosa mi lasciava il retrogusto malinconico delle occasioni perdute. I tre preservativi che avevo infilato nella borsetta mi parvero pesanti come una sentenza, mentre richiudevo la porta alle mie spalle.
    
    Non partecipai alle danze, quella sera. Mi feci trovare all’uscita dalla discoteca, le quattro frecce della mia Golf nera che ammiccavano nella semioscurità della strada.
    
    Armando era lì, sorridente come sempre, che salutava gli allievi con abbracci e strette di mano. Mi notò dopo qualche minuto, e si avvicinò alla macchina con il suo passo felpato.
    
    “Non ti ho vista, stasera.”
    
    “Perché non c’ero.”
    
    “Come mai?”
    
    “Come torni a casa?” chiesi, ignorando l’ultima domanda.
    
    Armando sfoderò uno dei suoi sorrisi.
    
    “Con te, credo.”
    
    “Sicuro?” lo sfidai.
    
    “O così o a piedi” disse. Aveva quel modo latino di trascinare la esse che di certo riscuoteva un successo unanime tra le zoccolette del corso, ma io lo trovai posticcio.
    
    “In effetti – risposi, indicando con lo sguardo ...
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