1. Coca y rum


    Data: 05/12/2019, Categorie: Tradimenti Autore: HarrymetSally

    ... davanti a me – sembrerebbe che il tuo mezzo di trasporto alternativo sia in partenza.”
    
    Osservammo assieme le ultime due allieve barcollare sui tacchi e infilarsi in macchina, una ventina di metri più avanti.
    
    Armando mi rivolse uno sguardo che voleva apparire sconsolato.
    
    “Ed ecco che sei la mia ultima esperanza!”
    
    Gli sorrisi.
    
    “Pare di sì” dissi, aprendo per lui la portiera del passeggero.
    
    Nel salire, diede una lunga ed eloquente occhiata alle mie gambe nude. Il vestito risaliva lungo le mie cosce fin quasi a scoprire il perizoma, e Armando non fece alcun mistero di cercare proprio quel tesoro non troppo nascosto.
    
    “Quando hai finito di goderti il panorama, potresti dirmi dove devo andare?”
    
    “Scusa – rispose, ma non sembrava affatto dispiaciuto – vai dritta fino al secondo semaforo e poi gira a sinistra.”
    
    Cominciai a seguire le sue indicazioni, e al tempo stesso intrattenni una delle conversazioni più vuote della mia vita, discorrendo dello stato dei locali latino-americani in Italia e delle scarpe che era meglio indossare sulla pista da ballo. Una parte di me si sentiva come una pecora che aveva imboccato la via per il macello, e quella sensazione di ineluttabilità, per qualche motivo, scatenava la mia eccitazione.
    
    “Non eri mai venuta con la tua macchina” osservò Armando, mentre eravamo fermi a un semaforo.
    
    “Mi avevano sospeso la patente” mentii. Avvertii la sua mano posarsi sul ginocchio con sfacciata noncuranza. Quel contatto tiepido mi ...
    ... diede un brivido immediato e intenso, di quelli che soltanto le scelte sbagliate sanno darti.
    
    “Sei una bimba cattiva…” insinuò, mentre la mano risaliva, lenta e inesorabile, lungo la gamba. Era tutto così scontato e dozzinale che quasi mi strappò un sorriso di autocommiserazione, ma al tempo stesso la mia fica batteva il tempo come un metronomo, e dischiusi le gambe per permettergli di saggiare la pelle delle mie cosce.
    
    “Alla fine, ce l’hai fatta” dissi.
    
    “A fare cosa?” domandò con ostentata innocenza.
    
    “A portarti a casa anche me.”
    
    “Sei stata muy difficile” concesse, mentre con le dita sfiorava il mio perizoma con delicatezza.
    
    “Eppure, eccomi qua” mormorai, accompagnando quella resa con un piccolo gemito. Mi fece aprire le gambe un altro po’ e si infilò sotto la stoffa, massaggiandomi con una sapienza maturata sulla pelle delle sue innumerevoli prede.
    
    “Così andiamo a sbattere” lo ammonii, mentre sentivo le ondate anticipatorie dell’orgasmo attraversarmi le viscere. Armando sfilò la mano e se la portò davanti al viso, strofinando tra loro il pollice e l’indice cosparsi dei miei liquidi.
    
    Ogni suo gesto era teatrale. Apparteneva a un palco assai più di quanto appartenesse alla vita reale.
    
    “Scusa. Ma ho aspettato tanto.”
    
    “Ormai hai vinto – risposi – non ti costa nulla aspettare ancora un po’.”
    
    Percorremmo le strade della città per circa mezz’ora, e quasi mi persi nella vertigine delle svolte e degli incroci che attraversammo. Mi fece parcheggiare ...
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