Coca y rum
Data: 05/12/2019,
Categorie:
Tradimenti
Autore: HarrymetSally
... all’imbocco di una piccola via privata, una ordinata strada con siepi basse ai due lati e una fila di edifici ben tenuti, ma tutti uguali.
Scese prima di me e corse ad aprirmi la portiera, in un gesto di galanteria che trovai artefatto quasi quanto la sua esse cubana.
Aprì il cancello di metallo che sembrava fresco di riverniciata e mi cedette il passo poi, appoggiandomi con delicatezza la mano al centro della schiena, mi accompagnò davanti a una seconda porta a vetri.
Avvertii il suo pollice giocare compiendo piccoli cerchi sulla mia pelle, e cedetti a quel contatto con finta riluttanza.
Attraversammo la portineria vuota e salimmo in ascensore. Appena il tempo di premere il tasto che portava al quarto piano e mi ritrovai la sua lingua in bocca. Sapeva di rum, Coca Cola e tabacco, una miscela che trovai irresistibile.
Lo accolsi, stringendo le sue spalle strette e al contempo muscolose mentre le sue mani cominciavano a esplorarmi sotto il vestito.
La porta dell’ascensore si aprì con un trillo, e scivolammo avvinghiati fino al suo appartamento.
Si staccò da me per infilare la chiave nella toppa e spalancò la porta con un gesto teatrale.
“Accomodati” disse.
Mi guardai attorno, entrando nella stanza. Era una specie di open space la cui intera architettura gravitava attorno al letto futon con lenzuola di un rosso vivo. Il parquet era disseminato di portacandele in stile etnico e c’era un gong per la meditazione vicino alla parete, alla sinistra del ...
... letto. Un angolo cottura deserto occupava una manciata di metri quadrati a destra dell’ingresso. Dall’altro lato c’erano una libreria inaspettatamente nutrita e un angolo da giorno costituito da divano e basso tavolino da caffè. Non c’era televisore e, a quanto sembrava, nessuna scrivania.
“Dunque, è questo” mormorai.
“Cosa?” chiese lui, avvicinandosi alle mie spalle e cominciando a palparmi i seni da dietro.
“Il tuo scannatoio. Mi ero sempre domandata che aspetto avesse.”
Parve contrariato da quella osservazione, come se fargli notare che il nostro era l’incontro tra uno scopatore seriale e una troietta avesse sollevato il velo di romanticismo che tanto gli piaceva.
“Non te piace?” chiese, accentuando il suo accento latino quasi come autodifesa.
“Va benissimo. Non voglio niente che potrei rimpiangere domani.”
“Niente?” chiese, ricominciando a baciarmi con passione. I suoi occhi nocciola addentarono i miei, facendomi sanguinare di eccitazione.
“Forse qualcosina” ammisi, gettandomi a capofitto in quelle labbra dall’aroma delizioso.
Mi lasciai frugare ovunque, slacciandogli al contempo la camicia per esporre quel corpo piccolo e perfetto, così diverso dalla presenza monumentale di Giorgio.
Era proprio la differenza a eccitarmi. La semplicità di quella scopata facile, contrapposta ai mille tranelli del mio amore tormentato.
“Dimmelo perché siamo qui” sussurrai all’orecchio di Armando, mordicchiandolo.
“Cosa?”
“Perché. Perché mi hai portata ...