1. Un paziente delle dottoressa Angela - i piedi della fidanzata di mio padre


    Data: 20/01/2020, Categorie: Feticismo Autore: Angela Kavinsky, Fonte: EroticiRacconti

    ... facendo sesso con la leva del cambio, che premeva contro le sue mutandine di pizzo. Lei mise il cambio in prima, e mentre io succhiavo dito per dito, il cambio stava cominciando ad entrare nella sua vagina, spingendo all’interno della sua fica le mutandine. Leccai le sue caviglie, mentre lei diceva di “volere un cazzo vero!”. Sarei crollato. Era ovvio che non avrei potuto resistere. Mi sarebbe dispiaciuto per mio padre ma cavolo! Chi si sarebbe rifiutato di scoparsi Cristina? Solo un omosessuale, e forse nemmeno lui… Cristina lasciò perdere per un istante la leva del cambio, e mentre io ero concentrato a succhiare con vigore il suo tallone destro, lei scostò dalla fica le mutandine e iniziò a toccarsi. “Allora Andrea, se te lo richiedo adesso, che mi dici?” Non risposi ma, togliendomi per un istante il suo tallone dalla bocca, sorrisi. Poi ricominciai a succhiare. Cristina tolse il suo piede dalla mia bocca, si allungò su di me e, facendomi segno di alzarmi, mi fece scendere i jeans. Fece lo stesso con le mutande, e perfino io rimasi sorpreso da quanto era lungo e duro il mio cazzo. Mai lo avevo visto così. Cristina mi faceva uno strano effetto. Cristina lanciò un gridolino (“wooow”) e, ...
    ... risiedendosi al suo posto, allungò le gambe, tenendo il mio cazzo duro con i piedi. Mi avrebbe fatto una sega con i piedi? Se così fosse stato, il giorno dopo sarei anche potuto morire, e non mi sarebbe importato. Non appena mosse il suo bel piede succulento davanti a me, e posò il suo alluce allungato sulla mia cappella violacea, successe il patatrac. “Tieni” disse lei porgendomi un pacchetto di fazzolettini di carta. Io non sapevo cosa di per giustificarmi. “Io… mi dispiace… ma sei così bella!” Lei sorrise. “Forse è stato un errore!”. Con un fazzolettino di carta mi premurai di pulirle il piede abbronzato, sporcato dalla mia sborra specialmente tra le dita dei piedi. “Mi dispiace!”. “Non devi dispiacerti; sono cose che capitano! Adesso ti riporto a casa”. Forse era la cosa giusta da fare, ma io, comunque, non volevo lasciar andare quel bellissimo piede. Quando fu pulito, lo baciai. Lei sorrise. Durante il tragitto verso casa, nessuno dei due disse una parola. Due settimane dopo, venni a sapere che Cristina e mio padre si erano lasciati. Non so se fu a causa di quello che successe quella notte di un venerdì sera. L’unica cosa che so, è che il mio ricordo di quella sera non svanirà mai. 
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