Montecalvario blues: "Gennaro Cusani alias giacomoleopardi"
Data: 23/02/2020,
Categorie:
Masturbazione
Autore: renart, Fonte: EroticiRacconti
... truccati, le urla di venditori di qualsiasi cosa, i movimenti furtivi degli spacciatori, le voci sguaiate delle matrone sedute fuori ai bassi, su sedie impagliate che sparivano sotto i loro grossi sederi. Era il suo popolo, e lui lo amava di un amore silenzioso, ma non per questo meno tenace. Per nulla al mondo si sarebbe allontanato dalle pareti ammuffite della sua mansarda, così non c’è da stupirsi se, in virtù del 100 e lode alla maturità classica e del primo premio vinto in ambedue le sezioni delle Olimpiadi di latino e greco – episodio unico e irripetibile nella storia della competizione - il neo-borsista Gennaro Cusani non era col tripudio nel cuore e nella pancia che si era preparato a partire per Roma, da sempre sede prescelta per la premiazione dei giovani cultori delle discipline classiche. Se, dunque, delle qualità del suo cervello si erano presto accorti tutti i professori di ogni ordine e grado, ivi compresi i mammasantissimi giurati del più prestigioso concorso nazionale per giovani letterati, di un’altra proprietà di cui era – inconsapevolmente, per inciso – fornito se ne ignorava l’esistenza. Trattasi di una virtù meno apparente – come ebbe a dire il Poeta -, ma che può tener testa ad un buon cervello, se utilizzata a dovere. Ma al momento della partenza, lì al binario 12 della Stazione Garibaldi, mentre abbracciava i suoi genitori commossi e prodighi di raccomandazioni – “mangia a mammà”, “statt accort ‘a gent a papà”, “telefona!”, quest’ultima esortazione ...
... in coro - col borsone a tracolla che rendeva più goffi i suoi movimenti naturalmente impacciati, Gennaro Cusani proprio non lo sapeva che fra le cosce, protetto dal vuoto d’aria di calzoni larghi a vita bassa – unica (e quanto mai pratica, nel suo caso) concessione alla moda in vigore tra i suoi coetanei – gli spendagliava, adagiato sui coglioni gonfi come un cefalopode al sole sugli scogli di Mergellina, un cazzo asinino, almeno di quattro dita superiore a quello di suo cugino Armando, delle cui fattezze prese visione su cameratesco invito dello stesso entusiasta interessato che gli sgranò sotto gli occhi una serie di foto sul cellulare che lo ritraevano in piedi davanti a Maddalena, inginocchiata fra le sue cosce e intenta a fargli una fellazio di discreta categoria, a giudicare dalle pupille che erano lì per schizzare dalle orbite e dall'espressione del giovane manzo, accartocciata sul vuoto aperto dalla bocca nella posa tipica del demente o di un paziente sulla poltrona del dentista. Più che i particolari dell’attrezzo in questione, da rapportare eventualmente al suo, a Gennaro rimasero impresse le enormi mammelle di Maddalena, grosse e bianchissime come forme di mozzarella di bufala sulle quali una mano scherzosa aveva posto due fragole mature. A quei dettagli, Gennaro dedicò diverse notti a venire, smanettandosi l’uccello con foga, salivando con occhio sgranato e mordendosi a sangue il labbro inferiore per ricacciare indietro i rantoli del piacere. Le sue esperienze ...