Il castello senza specchi
Data: 18/03/2020,
Categorie:
Sentimentali
Autore: Edipo
... grande per la contessa fu svegliarsi all'alba per recarsi alla prima messa dove incontrare tutte le mattine l'erede dei Rossiglione. Impugnando un elegantissimo e intonso libro di preghiere con la rilegatura in oro, l'ex amante regale sedeva sulla sua panca quando arrivò un giovane accompagnato da un anziano servo. Tancredi era un bellissimo ragazzo dai capelli scuri e dagli occhi azzurri che fece sussultare la contessa. "Almeno la cosa si prospetta piacevole" pensò. La terza mattina il giovane vedendola le fece un leggero inchino di saluto. L'Arciprete stava facendo la sua parte: aveva raccontato a Tancredi di come quella donna famosa per i suoi peccati si stesse rimettendo sulla strada della virtù grazie a un sincero pentimento. Esortò Il giovane a farle visita in modo da incoraggiarla, con i suoi buoni sentimenti, a proseguire nel ritorno alle gioie della purezza. Naturalmente Tancredi non si sarebbe mai risolto a una simile iniziativa senza il consenso del nonno e dubitava che, data la negativa fama della nobildonna, questo sarebbe stato concesso. Il vecchio duca si accigliò, rimase perplesso, poi affermò che se l'Arciprete garantiva del cambiamento della contessa non era contrario a che il nipote usasse la sua virtù per aiutare la Chiesa a riportare all'ovile la pecora smarrita. Così, una settimana dopo la prima messa mattutina, alla contessa di Semifonte fu annunziata la visita del marchese Tancredi, erede del duca di Rossiglione. "Marchese, io non so esprimervi la ...
... gioia che provo nel vedervi qui da me. Non osavo sperare che un po' di aria pura entrasse a scacciare il fumo del vizio che ancora si respira in queste stanze. Voi sapete ciò che si racconta di me." Il giovane arrossì e disse che non aveva creduto a nemmeno una parola. "Fate male perché purtroppo è quasi tutto vero. Vorrei negarlo ma mentirei spudoratamente e mentire, come dice il mio confessore, sarebbe ripetere ogni peccato che si nega. Non posso che arrossire dinanzi a voi per la mia corruzione." Tancredi le garantì che un sincero pentimento non precludeva la strada della salvezza a nessuno. Le parlò a lungo di sant'Agostino e della sua giovinezza dissipata, così come di quella non meno travagliata del santo d'Assisi. Il fuoco mistico delle sue parole nasceva da un sapere non comune e, a onor del vero, la contessa era abbastanza acculturata per reggere la conversazione. Al momento del congedo lei gli strinse la mano e gli disse:"Tornate, vi prego, leggetemi e spiegatemi certi passi delle Scritture che mi sono oscuri. Ho bisogno del vostro aiuto." Quanto tempo occorreva a una donna astuta come un serpente per far cadere un ragazzo ingenuo come una colomba? Dopo nemmeno quindici giorni Tancredi era intrappolato nella rete che gli avevavo teso e, torniamo a dire il vero, anche la sua più anziana interlocutrice era presa da un sentimento che forse non aveva mai provato. La bellezza della sua preda rendeva piacevole il compito che si era assunto ma le provocava anche un rimpianto, ...