1. Il conto di k alla fine tornò


    Data: 25/03/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: Holling, Fonte: Annunci69

    ... farlo».
    
    «Ma prima mi hai detto che godevi lo stesso, anche stando sotto».
    
    «Sì. Lui me lo infilava, ma alla fine venivo anche io».
    
    «E come facevi, ti toccavi mentre lui te lo metteva? Oppure ti toccava lui?».
    
    «Ma no. Io stavo sotto, a pancia in su, con le ginocchia tirate sul petto. E lui sopra di me. Era steso su di me, capisci? Col suo cazzo dentro, ma steso su di me, pancia contro pancia. Così il mio pisello era stretto fra me e lui, e quando si muoveva per pompare mi faceva anche godere. Anzi, io penso che lui lo avesse capito, e faceva in modo da farmi godere assieme a lui. Era bellissimo venire col suo pisello dentro».
    
    Restò un momento soprappensiero. «Sai, in quella posizione con le ginocchia tirate sul petto, il mio pisello non diventava molto duro. Godevo a pieno, ma era strano. Era come se al suo godimento forte, dentro di me, io rispondessi con una cosa più lenta, più dolce. Però l’intensità era meravigliosa».
    
    Io mi rammaricai: «Non ho mai provato una cosa così».
    
    «Sì – disse Nick – devi assolutamente provare a godere quando hai un cazzo dentro. È come godere due volte. Però anch’io voglio provare a metterlo. Voglio sapere com’è».
    
    «Racconta che altro facevate».
    
    «Qualche volta mi faceva stare in piedi, come la prima volta, appoggiato con la schiena alla parete della cabina, e lui stava appoggiato contro di me in modo che i piselli si strusciassero tra loro. Mi teneva la braccia stese in alto, afferrandomi i polsi con le mani, e si ...
    ... strofinava. Sentivo il suo fiato in un orecchio. Venivamo così. Quando venivo prima io, lui se ne accorgeva e godeva subito. Anche se stavamo in piedi, era come se io stessi sempre sotto, perché lui mi spingeva contro la cabina, e mi teneva ferme le braccia in alto, e si faceva come voleva lui».
    
    «Ma quante volte lo avete fatto?».
    
    «Ogni volta che potevamo. Succedeva anche in modi diversi. Per esempio, mi faceva venire quando tornavamo a casa in bicicletta».
    
    «Come, in bicicletta?».
    
    «Sì. Si passava lungo un prato, con grandi cespugli di more, che facevano una spalliera lungo la strada. Era una strada secondaria, nemmeno asfaltata. Fermavamo le bici, andavamo dietro i cespugli, lui mi sbottonava e mi faceva venire con la mano. Poi si faceva fare la stessa cosa da me. Mi piaceva di più venire mentre mi prendeva, ma dietro i cespugli non l’abbiamo fatto mai. Avevamo paura che qualcuno ci potesse vedere».
    
    «Ma quando lo facevate nella cabina, tu stavi sempre sotto. Qualche volta non vorresti stare sopra e riuscire a metterlo dentro? Una volta non vorresti metterlo dentro di me, anche?».
    
    «Tu me lo faresti fare?».
    
    Esitai un attimo. «Sì – risposi – te lo farei fare».
    
    «E io ho voglia di mettertelo» disse Nick.
    
    Restai in silenzio.
    
    «Mi è tornato duro», annunciò.
    
    * * *
    
    Seduti uno accanto all’altro al tavolo per i compiti delle vacanze, con le mani che già avevano cercato e trovato senza mai osare di entrare nella patta (mia madre era in casa, non si poteva), io a ...
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