Come parlarne? - Capitolo IV
Data: 27/06/2020,
Categorie:
Feticismo
Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti
... sopracciglia e il mento, aspettandosi una risposta o di un gesto. Era chiaro ad entrambi che quell’orecchino non lo avrebbe preso lei. Perciò mi chinai. Lentamente. Cercando di rimanere concentrato. Concentrato, nonostante la prominenza del suo seno, di cui la maglietta bianca non riusciva a nascondere la sensualità. Concentrato, nonostante le sue mutandine di pizzo nero, che avrei voluto fermarmi ad ammirare come un panorama.. Nonostante i suoi fianchi, deliziosi come colline toscane. Nonostante le sue cosce. I suoi polpacci. Le caviglie. I piedi. I piedi. Con le unghie lucide e trasparenti ed un’unica sottile striscia bianca di smalto in cima ad ogni unghia. Ero ormai mani a terra, in ginocchio davanti a Debora. Ai piedi di Debora. Ed in ginocchio, ai piedi di Debora, non avevo davvero più alcuna voglia di resistere. Chinai il viso e le baciai il collo del piede sinistro. Fu un bacio timoroso, come quello di un ragazzino alle prime armi. Poi baciai un po’ più sicuro, sempre nello stesso punto. Infine mi lasciai andare e fu una discesa, come dalla cima delle montagne russe, ad una velocità che divenne ben presto incontrollata e frenetica. Non mi accorsi neanche dell’arrivo dell’eccitazione. Da un momento all’altro, in un istante, esplose un piacere così intenso e bruciante, da eliminare da me ogni forma di ragionamento umano, rendendomi simile ad un animale affamato, ferito e scatenato, in preda ad una folle frenesia. Avevo perso il controllo totalmente. Non mi era mai ...
... accaduto prima di provare piacere ad una intensità tale da farmi perdere addirittura la coscienza di ciò che stavo facendo, da non riuscire nemmeno a godere e gustare dei baci che ripetutamente davo al suo piede, senza freni. Ero talmente preda del desiderio da non accorgermi che quella non era una fantasia o un sogno, bensì la realtà. E che in quella realtà, con me c’era qualcuno di vero. Un briciolo di luce penetrò nella mia mente e mi bloccò, portandomi a chiedere cosa stesse accadendo. Mi tirai indietro immediatamente e presi un profondo respiro, appoggiando le mani a terra dietro la schiena. Ansimavo come dopo una lotta, sconvolto, e con mille domande che si formavano una dietro l’altra nella mia mente. Infine i miei occhi incontrarono lo sguardo di Debora. Rimasi un attimo impietrito, poi mi gettai ai suoi piedi ed esplosi: “Scusami!” implorai, “Debora, ti supplico, perdonami, ho perso il controllo! Non lo faccio più!” Rimase un istante a fissarmi. L’istante più lungo della mia vita. Poi mi spinse con il piede per poi puntarlo sulla mia spalla e farmi tornare nella posizione precedente, tuttavia ora non appoggiavo più le mani, ma i gomiti a terra. Fece un passo in avanti, avvicinandosi a me. Infilò il piede sinistro fra il mio petto e il braccio. La guardavo timoroso. Invece lei era inespressiva. Poi portò il proprio peso sulla sua gamba sinistra, in un equilibrio da fare invidia ad una ballerina. Sollevò quindi il piede destro e lo avvicinò alla mia bocca. Se non fossi ...