1. Come parlarne? - Capitolo IV


    Data: 27/06/2020, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    ... stato in ansia avrei potuto godere della vista dell’intera pianta dalla mia posizione. Ma il mio sguardo era fisso sul viso di Debora. Attesi. “È geloso” disse infine, dopo un tempo che sembrò un’era. “Anche lui vuole dei bacini. Te n’è avanzato qualcuno?” Quando una ragazza come lei fa una richiesta, si risponde sempre con “sì, subito”. Non presi tempo per ammirare quell’opera d’arte davanti ai miei occhi. Poggiai timidamente le labbra sulla pianta. Iniziai a dare baci dolci, pieni di desiderio e di passione. Diversi baci. Baciai le dita. Poi di nuovo la pianta. E ancora le dita. Una ad una. E adorai Debora. In quel momento, letteralmente, la adorai. Questa volta mi sentivo davvero cullato da una musica soave e da un’eccitazione dolce. Che però, purtroppo, venne interrotta. Aprii gli occhi, risvegliandomi da quell’idillio, nel momento in cui, ad un certo punto, cercando con la bocca, non trovai altro che aria. Aveva ritirato il piede tanto desiderato. La guardai, avendo sul viso l’espressione del bimbo pronto a piangere, perché gli è stato appena tolto un giocattolo con cui si stava divertendo. “Non sei venuto per questo” disse Debora, “ho bisogno che tu faccia una cosa per me. O meglio, un paio.” Continuai ad ascoltarla, sentendo già la nostalgia dei momenti precedenti. Ed il desiderio di dirle “siediti sul letto e lasciati leccare dai piedi in su, finché la mia lingua si sia consumata su di te e tu non riesca a più sopportare il piacere”. Non realizzai che quel pensiero ...
    ... non si addiceva ai canoni del mio carattere. Debora continuò imperterrita: “Vai in bagno e scaricati.” Rimasi basito. “Co-cosa?” “Non ho intenzione di darti spiegazioni sui motivi per cui ti chiedo queste cose. Fallo e basta. Non abbiamo tempo, alle tre devo uscire e ancora non sono pronta. Dai!” Feci come mi era stato detto. Tornai in camera e la trovai senza maglietta stavolta. Era rimasta in reggiseno e slip. Ed era una visione. Cercai di distogliere lo sguardo, ma la mia bocca decise di non attendere il permesso del cervello e disse: ”Debora, ma tu lo sai quanto sei bella?” Si voltò verso di me, compiaciuta per il complimento. Aveva qualcosa in mano, oltre ad un paio di forbici. Si avvicinò sorridente e mi stampò un bacio sulla bocca, per poi dirmi: “ti amo”. Poi come se nulla fosse: “distenditi sul letto, tesorino.” Le guardai le mani. Aveva una corda simile a quella con cui si stendono i panni, ma di diametro un po’ più grosso. Ovviamente sollevai lo sguardo in cerca di risposte sul suo viso. “Vai sul letto, così ti lego.” Era entusiasticamente eccitata. “Ma non hai detto che hai fretta? Cosa vuoi fare?” “Sei duro! Legarti! Posso legarti al letto?” Ebbi bisogno di qualche istante per capire che non stava scherzando, che il suo proposito era reale. “Debora, ma devi uscire davvero o era solo una scusa? O… non so… che succede?” Mi guardò senza rispondere, ma rimase sorridente in attesa. Sapeva che l’avrei accontentata. E infatti la accontentai. Mi distesi sul letto. Lei salì ...
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