La puntura militare al petto, un rito di iniziazione maschile
Data: 01/12/2017,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Armodios, Fonte: EroticiRacconti
... credevamo fino a qualche minuto prima – avremmo potuto lasciare trasparire, e certamente senza mostrare nessuna esitazione e senza lasciarci sfuggire nessun lamento. Fantasticando fra noi ci eravamo detti che, se gli aghi normali avessero scarseggiato e avessero cercato volontari per aghi molto più grossi, ci saremmo fatti avanti insieme noi due. Per cui non è sorprendente che apparissimo i più sfrontati nei confronti dei due infermieri, credo che gli dessimo un'impressione di strafottenza. In quella situazione in cui avevano la libertà, in assenza dell'ufficiale medico, di dare sfogo alle loro pulsioni da bulli, i due sarebbero stati più appagati a trovarsi di fronte dei ragazzini intimoriti, piuttosto che ragazzi infoiati all'idea di farsi volontariamente infilzare dai loro aghi. La loro massima soddisfazione sarebbe stata quella di annullare la nostra sfrontatezza e di vederci chiedere o implorare un trattamento meno brutale. Così io e il mio Riccardo, gonfi di endorfine come eravamo, sopportammo l'inusuale sevizia non solo impassibili e senza battere ciglio, sprezzanti, anzi senza risparmiarci espressioni di compiacimento per la prova di resistenza al dolore che quel giorno avevamo l'opportunità di sostenere. Questo atteggiamento scatenò ulteriormente l'infermiere sadico di cui eravamo in balia, tanto che solo su noi due l'operazione dovette essere ripetuta. L'infermiere sapeva bene come usare quell'ago, molto grosso e spuntato ma pur sempre un semplice ago da iniezione, ...
... per provocare il massimo dolore possibile senza far danni o lasciare tracce evidenti. Con me lo fece con particolare compiacimento. Usò quel grosso ago spuntato per farmi un male boia, in tutte le fasi dell'operazione. Posso rivivere ancora nella memoria ogni emozione, ogni dolore, ogni spasimo soffocato, ogni eccitazione e ogni momento di quella prova: dopo le prolungate carezze con la punta e lo sfioramento e poi il graffio del capezzolo, un graffio un po' più profondo fino a giungere al punto da perforare, la foratura del primo strato della pelle, la lentissima dilatazione del foro, la penetrazione a forza e con rotazione dentro il muscolo per cercare con successo di provocarmi un sanguinamento. Cercando di estorcermi almeno qualche lamento, o una richiesta di farla finita presto, infatti, l'infermiere aveva tanto fatto e ravanato al primo tentativo che mi aveva fatto uscire un rivolo di sangue per la rottura di un piccolo vaso, per cui l'ago me lo dovette estrarre. Anche l'estrazione fu lentissima e con nuova rotazione dell'ago dentro il muscolo prima e alla fine strappando con forza l'ago via dalla pelle che resisteva a rilasciarlo. Anche per la seconda puntura e penetrazione usò le stesse modalità brutali e riconficcò l'ago con la stessa studiata lentezza, sotto gli occhi molto turbati di tutti i presenti e zaffate e occhiate di orgoglio e complicità da parte di Riccardo. Ma credo anche di avere sperimentato raramente uno scatenamento simile di endorfine nel mio corpo. ...