1. La puntura militare al petto, un rito di iniziazione maschile


    Data: 01/12/2017, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Armodios, Fonte: EroticiRacconti

    ... un contatto umano non si rifiuta), ma non fece nemmeno nulla per mostrare di voler contraccambiare. L'attesa dell'ufficiale medico durò molto più a lungo del previsto. Nella concezione del mondo militare dell'epoca, la moglie indisposta del colonnello era molto più importante di cinque ragazzi rimasti con l'ago della siringa già piantato nel petto e lasciati per circa un'ora ad attenderlo nell'ambulatorio. Era questa idea, che i soldati di leva fossero individui senza diritti, che rendeva possibili abusi come quello. E il fascino che pure il servizio militare di leva allora ancora aveva stava forse anche in questa sospensione delle regole della civiltà moderna, in questa esperienza di degradazione morale e di avventurosa e forzata abiezione. Anche se ovviamente a questi estremi non ci si arrivava quasi mai. Restammo così tutti e cinque in piedi in attesa del ritorno dell'ufficiale medico, ciascuno con il suo ago piantato nel petto, con i due infermieri che ci guardavano seduti su due sedie, parlottando fra loro e facendo ogni tanto commenti a voce un po' più alta per metterci paura su quel che ancora ci attendeva, anche con sorrisi di sfida e di scherno, cercando di nuovo di ridurci al rango di ragazzini impauriti, questa volta tentando la carta psicologica. Descrivevano con toni allarmanti l'iniezione che ci aspettava, il dolore bruciante che ci avrebbe provocato soprattutto sul momento e poi per ore, e le presunte complicazioni possibili (che poi non ci furono per ...
    ... nessuno), a cominciare dal pericolo della rottura dell'ago e dai modi spicci che il giovane inesperto e un po' imbranato – come sottolineavano – ufficiale medico avrebbe usato seduta stante per estrarne chirurgicamente lo spezzone rotto. "Non aspettatevi anestetico perché è finito". Non si sapeva quanto credergli, perché era chiaro che volevano intimorirci. Però già quel che era successo fino a quel momento sarebbe sembrato impensabile solo un'ora prima. Quei discorsi servirono però ad aumentare ancor più l'eccitazione e il turbamento ormonale, che dovevano trovare ormai qualche sfogo. L'atmosfera in quella stanza si faceva sempre più strana, come se il tempo e la vita normale fossero sospesi e fossimo entrati in una dimensione un po' selvaggia e euforica, inquietante, in cui le regole della vita normale, non solo di quella civile, ma anche di quella militare ordinaria, erano messe del tutto da parte. Era come ritrovarsi improvvisamente in situazioni come quelle del serial televisivo MASH, ambientato in un ospedale militare gestito da pazzi durante la guerra di Corea. Come ho detto, la stanza era piccolissima, una parte era occupata da un materassino da palestra che non si doveva calpestare, l'altra dal tavolino e dalle due sedie occupate dagli infermieri, e quindi stavamo praticamente spalla a spalla. Per tutta risposta alle minacciose chiacchiere dei due infermieri, uno di noi, il canottiere veneto con il corpo statuario e la faccia da adolescente con cui nelle settimane precedenti ...
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