La puntura militare al petto, un rito di iniziazione maschile
Data: 01/12/2017,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Armodios, Fonte: EroticiRacconti
... diede una garza con cui tamponarsi da solo la piccola ma continua emorragia premendosela sul pettorale, decise di procedere con gli altri, lasciandolo intanto a terra sul materassino, e si mise al lavoro. Il liquido penetra nel muscolo Sempre con l'ago conficcato nel petto da ormai un'ora abbondante, l'ufficiale ci mise in fila, Come da prassi, a ciascuno attaccò all'ago che ci sporgeva dal pettorale una siringa enorme e iniettò a ciascuno dieci cc di vaccino polivalente. Il liquido era molto denso e, proprio come si diceva, bruciava molto nel muscolo man mano che veniva iniettato e penetrava nella carne, e ancora per parecchie ore in seguito. Era poca cosa rispetto a quel che avevamo subito fino a quel momento, ma, per minimizzare il dolore, questa operazione avrebbe dovuto essere effettuata con lentezza, in modo da consentire al vaccino iniettato di penetrare lentamente, all'opposto dell'inserzione dell'ago che sarebbe risultata meno dolorosa se fatta in velocità. Invece l'ufficiale procedeva con "efficienza militare", tagliando i tempi e con un piglio risoluto e sbrigativo, e senza nessuna sua apparente partecipazione emotiva, senza un suo particolare intento sadico, ma solo secondo quel che l'istituzione si attendeva da lui, con assoluta indifferenza per il dolore provocato al militare che gli sottostava. Che era poi la logica di tutto quel rituale di iniziazione, in cui ci si attendeva che tanto i sanitari quanto i militari "punturati" esibissero una totale indifferenza ...
... al dolore fisico provocato e subìto. Ne ebbi conferma quando toccò a me, e cercai di cogliere lo sguardo di quel bell'ufficiale medico per stabilire con lui un rapporto virile che desse qualche spessore psicologico a quel che mi stava facendo, ma lui non si prestò, e mi iniettò subito quel liquido denso e bruciante con distacco professionale totale, tutto concentrato sulla funzione, come se io e gli altri atletici e bei ragazzi sudati e infilzati da un ago nel petto in quella piccola stanza fossimo capi di bestiame da vaccinare in serie. Doveva essere irrimediabilmente etero, perché altrimenti gli sarebbe stato impossibile non essere toccato dalla fauna maschile presente in quella stanza. Terminata l'iniezione era lo stesso ufficiale che ci estraeva dal petto l'ago ancora attaccato alla siringa, senza nessun riguardo, ma neppure con la mano intenzionalmente pesante e sadica dell'infermiere. Poi gli aghi, alcuni visibilmente insanguinati, venivano staccati dalla siringa e messi in un contenitore di metallo, pronti per la successiva sterilizzazione e riciclaggio. La siringa invece veniva attaccata all'ago piantato nel petto del ragazzo successivo, e svuotata di altri dieci cc. Questa seconda prova normalmente sarebbe stata più dolorosa della prima, se questa nel nostro caso non si fosse svolta in modo così anomalo e selvaggio. Visto come ci eravamo comportati fino a quel momento di fronte a un esame tanto più severo, non c'è da stupirsi che la superassimo tutti con la massima ...