1. La puntura militare al petto, un rito di iniziazione maschile


    Data: 01/12/2017, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Armodios, Fonte: EroticiRacconti

    ... noi che avrebbero usato quegli aghi su tutti noi come meglio gli sarebbe piaciuto. Eppure, nell'assurda atmosfera che si era creata, e forse anche perché vedeva che noi che lo fissavamo, e soprattutto io e Riccardo, non esprimevamo tanto paura, deplorazione o sconcerto, o senso di rivolta, quanto eccitazione e ammirazione, quel primo ragazzo del nostro plotoncino, il tennista diciottenne, fu molto coraggioso, psicologicamente prontissimo, nonostante lo sbalordimento, a subire quella lenta, crudele e autentica stilettata, una fitta molto più aspra, violenta e dolorosa di ogni previsione e di ogni più fosca leggenda sulle iniezioni militari al petto. Rimase impassibile, non protestò, non fece obiezioni né una piega, limitandosi a respirare a fondo per tutta la lunga durata dell'operazione. Il suo sguardo si spostava di continuo fra noi, che lo fissavamo con intima partecipazione e con molta ammirazione, e il vecchio specchio scrostato in cui poteva vedere, orgoglioso e incredulo, l'ago così conficcato nel suo petto. Quando all'infermiere sembrò che con quel primo ragazzo la cosa fosse durata abbastanza, lo spinse verso di noi. Il ragazzo, rientrato nel nostro gruppo, gonfiò il petto guardandoci e sorridendo con un sospiro di sollievo e di soddisfazione. Devo riconoscere che l'effetto era impressionante anche per me. Era un po' come se rivivessi, su scala ridotta, ma questa volta dal vero, nella carne viva di un ragazzo come me, e di lì a poco sulla mia e su quella del mio ...
    ... amico Riccardo, le fantasie delle sottili e sensuali torture di cui mi facevo protagonista da piccolo sui miei fumetti western, fonte delle mie prime masturbazioni, assieme a compagni di avventura allora ancora immaginari, che erano sempre muscolosi e bellocci, proprio come i ragazzi che stavano ora appiccicati a me seminudi in quella piccola stanza. Quel grosso ago piantato nel petto del giovane militare poteva ricordare un dardo, o rappresentare alla lontana una tortura indiana con le frecce contro un bel cowboy o cavalleggero legato seminudo al palo, e il ragazzo la stava sopportava con la stessa sprezzante noncuranza virile che tante volte mi aveva fatto venire. Anche il secondo ragazzo, un veneto simpatico, un diciannovenne con un corpo da statua modellato dal canottaggio e un volto da ingenuo adolescente campagnolo, una faccia più da ragazzino che da soldato, si comportò altrettanto sorprendentemente bene, e si lasciò scappare solo una specie di grugnito. Anche lui era entrato subito nella parte, e rientrato fra noi, come se avesse bisogno non solo di un forte contatto fisico, ma anche di sentirsi parte di un gruppo di pari, si strinse sottobraccio al tennista da una parte e a Riccardo dall'altra. Probabilmente è in questo modo che nasce lo "spirito di corpo" fra militari, quando devono affrontare insieme pericoli e sofferenze. E non era certo difficile che quel sentimento nascesse anche fra noi, vedendoci accanto, dopo il tennista, anche quel secondo ragazzo con quella ...
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