1. Montecalvario Blues: "Extremis Malis, Extrema Remedia"


    Data: 26/08/2017, Categorie: Etero Autore: renart, Fonte: EroticiRacconti

    ... controllo della postura militare. Dunque la bestia sa, concluse in un turbinio di pensieri, mi ha visto. Porcobastardo! Occorre reagire e risolvere subito la questione, sennò sono cazzi amari. “Dunque sai bene di cosa sto parlando”, proseguì la donna con decisione, “e non c’è bisogno di spiegarsi oltre con giri di parole. Voglio che quella registrazione che mi riguarda venga immediatamente distrutta, Carmine. Se dovesse finire nelle mani di mio marito... No no, è un’ipotesi che non va considerata nemmeno per assurdo”. “Non ho il potere di fare ciò che mi sta chiedendo, sig.ra De Rosa”, ribatté Carmine ostentando noncuranza e accendendosi una sigaretta. I rapporti di forza erano stati ribaltati e lui se la stava spassando davvero di gusto, adesso. Tirò un paio di boccate, sputando il fumo verso il soffitto, e aggiunse: “E poi, temo sia illegale. Molto illegale. Sinceramente non voglio avere casini e perdere il posto. Non se la prenda, niente di personale”. “Non se la prenda?”, le fece il verso la donna, reagendo scompostamente, “Non se la prenda?!? Ma hai idea di che finimondo scoppierebbe se...”, s’interruppe scorgendo l’espressione divertita dell’uomo, che fissava sornione gli anelli di fumo alzarsi lenti e sfilacciarsi man mano che prendevano quota. Fece qualche passo verso di lui e gli si piantò ad una spanna dalle ginocchia pelose. “Troviamo un accordo, Carmine”, disse seccamente. L’improvvisa riduzione di spazio tra lui e quella donna maliarda come una dea, smontò la ...
    ... sicurezza di Carmine riportando, con un gioco di prestigio, il manico del coltello in mano alla De Rosa. Imrovvisamente imbarazzato, stropicciò la cicca in un posacenere stracolmo, cogliendo l’occasione per distogliere lo sguardo da quello magnetico della De Rosa, così da trovare le parole per imbastire una risposta. “Ha la mia parola, signora”, bofonchiò alzando lo sguardo e fermandolo a metà strada, nell’infossatura dei seni ben visibile dallo scollo generoso della camicetta griffata, “Ha la mia parola che da questa bocca non uscirà una sola sillaba sulla vicenda”. “La tua parola?”, rise sprezzante la donna, inclinando teatralmente la testa all’indietro. Poi, di colpo seria, aggiunse, affondando il colpo: “Il tuo curriculum mi è noto, caro professore in disgrazia. Sei un porco, un uomo volgare e gretto, laido direi, dedito alla crapula e ad ogni forma di vizio. Ti sei visto? Sei una discarica su due zampe, la tua parola vale quanto la sudicia canottiera che indossi”. Carmine si grattò la barba ispida sotto al mento, poi la nuca, quindi infilò l’indice in un orecchio e ciò che estrasse, davanti lo sguardo schifato della donna, lo polverizzò tra due dita. Tanto valeva stare al gioco, pensò, e comportarsi di conseguenza. In fin dei conti, la troia si poneva con l’arroganza propria del suo status, comportandosi come una femminetta viziata abituata a comandare ma, al di là della forma, la sostanza era che la soluzione al suo problema era lui. Non altri che lui, Carmine Cammarota. ...
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