Schiavo di una dea Pt. 2
Data: 26/09/2020,
Categorie:
Feticismo
Autore: 736174616E, Fonte: EroticiRacconti
... il piede di Ottavia alzarsi centinaia di metri sopra di me. Poi il solito colpo di fortuna: “Ottavia, scusa, hai completato l’ordine per domani?”. Il piede sopra di me si fermò e io riuscii a sgattaiolare sotto il bancone. “Maledetta Elisabetta! Mi hai distratto e hai fatto scappare l’insetto sotto il bancone!”. Ero salvo, ancora una volta. Vidi Ottavia fare un ultimo tentativo, togliendosi la zeppa destra, e penetrando con le dita sotto il bancone nel tentativo di schiacciarmi, ma io, prevedendo la mossa, mi ero allontanato. Per evitare ogni rischio, mi diressi dall’altra parte del bancone. Maledissi me stesso: ora potevo essere al sicuro nei piedi di Erika e, invece, ero lì solo, alto 3 cm, ai piedi di decine di gigantesse ignare della mia presenza. Mentre mi interrogavo come raggiungere il camerino, che era sicuramente il primo punto in cui Erika sarebbe andata a guardare quando si fosse accorta della mia assenza, sentii la terra tremare e vidi 2 paia di piedi fermarsi nelle mie vicinanze, al di fuori del bancone: tutti e quattro i piedi erano calzati da sandali, solo che due erano decisamente più grandi e più callosi, appartenenti probabilmente ad una signora, mentre gli altri due erano piccoli, appartenendo probabilmente alla figlia della suddetta signora. Piccoli ovviamente se paragonati agli altri, perché la bambina avrebbe potuto tranquillamente schiacciarmi con ciascuna di quelle ditone. Improvvisamente sentii nel dialogo tra la signora e una commessa una parola che ...
... mi fece illuminare: “Dove sono i camerini?”. Senza pensarci due volte iniziai a correre verso il piedone della signora e mi inserii tra alluce e secondo dito, cercando di essere delicato e non far notare la mia presenza. La signora doveva aver camminato un bel po’ quella mattina, perché l’odore era insopportabile e il sudore mi stava bagnando copiosamente. Ma ormai a queste cose davo poco peso, visto il mio stato di insetto. Poco dopo, il piede iniziò a dirigersi verso i camerini. Ormai ero diventato un maestro nel reggermi ai piedi di gigantesse che camminavano e arrivai senza problemi ai camerini. Notai che però la signora si fermò in quello immediatamente a fianco rispetto a quello utilizzato prima da me ed Erika. Scesi quindi dal piede e corsi lungo il muro attiguo al camerino dentro il quale mi avrebbe cercato Erika. Quando ormai ero prossimo a passare sotto la tenda verde che chiudeva il camerino, una voce proveniente dall’alto alle mie spalle mi gelò il sangue: “Mamma guarda! Sul pavimento c’è un omino minuscolo!” “Clara, tu vedi troppa televisione” “Ma è vero mamma! E’ uscito dal tuo piede ed è corso via, un omino grande quanto un insetto!” “Si, come no”. L’avevo scampata bella. Ero giunto nel camerino giusto, che per fortuna era vuoto. Non mi restava che attendere l’arrivo della mia padrona. Sentii dei passi avvicinarsi, mi avvicinai verso l’entrata sperando fosse Erika, e, invece, davanti a me apparì un’altra gigantessa: i capelli lunghi e castani, il viso dolce di ...